Il primo vero presepe gay è in un seminario

venerdì 9 gennaio 2015:
(da un articolo di Tommaso Scandroglio)

Sarò un po’ lungo, ma devo rimettere le cose nel loro giusto posto raccontando come è nata
tutta la tempesta mediatica del Presepe artistico di San Miniato.

Cominciamo da lontano:
sono circa dieci anni che ROSSI MARIO (Maglietta) allestisce a San Miniato il presepe “ artistico”,
cioè fuori dagli schemi tradizionali, occupando decine di metri quadrati di spazio
ove riproduce gli ambienti storici dell’epoca: la reggia di Erode; le osterie raccontate
da Guido Gozzano; le botteghe degli artigiani; la capanna.

Attraverso questa scenografia, Rossi sviluppa annualmente un tema di carattere socio-religioso
mettendo in evidenza avvenimenti contemporanei.
Poi. dopo la Messa della mezzanotte il Vescovo dalla Cattedrale scende processionalmente e
deposita il Bambino nella capanna del presepe, ogni anno collocato in punti diversi della Città.

Nel tempo i visitatori sono aumentati di pari passo con l’ampliamento e l’arricchimento di nuovi scorci
ambientali fino a giungere alla location attuale che occupa gli scantinati del seminario e gli adiacenti
spazi all’aperto, fondendo in un unico suggestivo sguardo la terra di Palestina ed i colli della campagna
sanminiatese.

Il Seminario, ampia costruzione settecentesca pressoché disabitata per mancanza di vocazioni al sacerdozio, è
di fatto un seminario senza seminaristi, che anche quest’anno ospita il presepe di Rossi, avendo per tema
le parole del Pontefice: “ Cerchiamo di superare la cultura dello”scarto” con la cultura della solidarietà”
“ Chi sono io” dice Bergoglio “ per giudicare?”

Affascinato dal linguaggio nuovo del Papa, Rossi ha accolto forse il messaggio come invito a includere nel cuore
di ciascuno di noi, tutti senza distinzione di razza, sesso o religione e quindi a maggior ragione anche nel suo Presepe.

E’ nato così il presepe del 2014 ove trovano posto gli “ scartati”, ipocritamente definiti tali dai tanti,
dai troppi occulti “scartati” della nostra società.

Qui, tutto è rappresentato da due personaggi (manichini da vetrina) vestiti alla maniera degli altri personaggi
( manichini anch’essi) che mostrano, senza abbracci o atteggiamenti equivoci, un cartello con su scritto
” Cerchiamo di superare come ha detto Papa Bergoglio la cultura dello”scarto” con la cultura della solidarietà”
Tutto qui!
Dov’è lo scandalo? Dov’è la giustificazione alla pedofilia dei preti o alle “ licenziose condotte dei sacerdoti in erba?”
Dove il raggelamento “ del Divin Bambino di fronte alla perversione culturale e di costumi che si squaderna al di fuori della capanna” e ora entrato lì per accreditarsi agli occhi di Lui?
Una certa informazione scritta o mediatica ha voluto maliziosamente inzuppare la penna nel veleno del laicismo più becero e dell’anticlericalismo di moda per travisare la verità e farne falsità maliziosa, barattando la cultura, se mai ci fosse, con una spasmodica ricerca di visibilità di qualche forum compiacente.

Giuseppe Chelli