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uscire dalla trappola: Urla silenziose - di S. Giannotti

 

giovedì 20 febbraio 2014:

“La violenza è l'ultimo rifugio degli incapaci”                                                                                        Isaac Asimov

Urla Silenziose.

La cronaca ci riporta, quasi quotidianamente, episodi di teppismo, di adolescenti che picchiano dei coetanei, casi di violenza e di bullismo. 

Cosa sta succedendo ai nostri adolescenti?

L’adolescenza è indubbiamente un periodo difficile e complicato all’interno della vita di un essere umano. Oggi i ragazzi acquisiscono un senso di responsabilità individuale in un’età più avanzata rispetto a prima, la loro permanenza nella casa dei genitori è prolungata e, di conseguenza, questo prolunga anche la fase in cui c’è la necessità di gestire i propri impulsi e i propri comportamenti.

Contestare il mondo degli adulti è funzionale per l’adolescente, per trovare una propria autonomia, una propria identità. Se questi comportamenti trasgressivi o aggressivi sono transitori e chiaramente non hanno conseguenze dannose per sé stessi o per gli altri, non sono necessariamente un segnale di un disagio ma rappresentano una naturale esigenza di sviluppo del ragazzo. 

Quando l’aggressività  perde il suo valore evolutivo per diventare violenza?  

Questo accade nel momento in cui è presente la volontà di creare un danno ad altre persone o a sè stessi attraverso atti lesivi deliberati. Quindi come sottolineato sopra, nell’adolescente il comportamento aggressivo rappresenta un’esigenza di sviluppo ma quando questa aggressività va fuori controllo diventa violenza e pertanto fonte di pericolo per sé stessi e per gli altri. Questo porta, a livello sociale a fenomeni come il bullismo o il teppismo e, a livello familiare ad adolescenti che tengono in ostaggio i propri genitori. 

La domanda che dobbiamo porci di fronte ad un ragazzo che compie questi atti è: “quale ruolo ha questo comportamento violento per il ragazzo?“ Non dobbiamo mai dimenticare  infatti che la violenza è, indubbiamente, da condannare perché ha effetti sempre negativi ma dobbiamo anche riconoscere che la maggior parte delle volte ricopre un ruolo utile per chi la esercita. Il punto focale è capire qual è questo ruolo, che tipo di disagio si cela dietro a questi atti violenti. Comprendere questo rappresenta la chiave della soluzione al problema.

Come ho accennato la violenza in età adolescenziale può assumere diverse forme. Statisticamente la famiglia è il luogo dove si verificano più episodi violenti anche perché ovviamente, è più facile scaricare frustrazioni e sconfitte in famiglia, prendendosela con chi, comunque ci vuole bene e ci protegge e continuerà a farlo nonostante tutto. Oltre a questo, l’adolescente, in un luogo sicuro si sente forte e sfoga attraverso la violenza tutte le sconfitte provenienti dal mondo esterno che lui non riesce a tollerare. La tendenza della famiglie italiane è quella di iper proteggere i propri figli e quindi di fronte a situazioni di questo genere i genitori cercano di intensificare i propri sforzi per proteggere ancora di più il figlio da queste frustrazioni. Come è facilmente comprensibile così facendo non si ottiene  altro che deresponsabilizzare ancora di più il ragazzo che si sentirà ancora più legittimato nei suoi comportamenti violenti. 

Il gruppo dei pari rappresenta per un adolescente un’esperienza di crescita e di confronto ci sono però situazioni in cui il gruppo diventa patologico. Le piccole bande di quartiere e, ancora di più, gruppi di giovani annoiati mettono in atto comportamenti violenti e delinquenziali (basta pensare ai sassi lanciati dai cavalcavia o ancora al terribile episodio del clochard a cui alcuni ragazzi hanno dato fuoco). In questi casi sembra che per questi adolescenti sia quasi un gioco, scaricano la propria responsabilità individuale all’interno del gruppo e si lasciano trasportare senza pensare..è il gruppo che pensa, il gruppo che agisce! 

I mass media enfatizzando questi atti favoriscono la nascita di eroi negativi che diventano purtroppo oggetto di emulazione. A conferma di ciò vediamo l’ormai diffusissima tendenza dei ragazzi a filmare con il cellulare gli episodi di violenza e di aggressione per poi diffonderli in rete per sentirsi protagonisti.

Anche il bullismo, ovvero il ripetersi di atti volontari e violenti nei confronti di un’altra persona, si sta diversificando; da una parte quello maschile che continua a prediligere  l’aggressione diretta sia fisica che verbale dall’altra quello femminile che oltre all’aggressione verbale mette in atto una persecuzione psicologica che trova un terreno fertile nel mondo virtuale.  

Capisco che non sia semplice da accettare ma spesso questi ragazzi mettono in atto certi tipi di comportamento perché non riescono a comunicare, in nessun altro modo agli adulti, il loro profondo bisogno di attenzioni. Bisogno quest’ultimo che arriva da lontano perché un adolescente che inizia ad avere comportamenti violenti non diventa violento all’improvviso senza aver mai manifestato prima dei segnali di disagio. Sforziamoci di andare oltre il gesto violento per capire cosa vi si nasconde dietro ma soprattutto cerchiamo di ascoltare e osservare sempre i nostri figli. Parafrasando Adler, osservare ed ascoltare appartengono alla medesima arte, quella di capire e apprendere.

Per approfondimenti: Balbi,Boggiani,Dolci,Rinaldi “Adolescenti violenti”, Ponte alle Grazie, Milano


Dott.ssa Samantha Giannotti  psicologa- psicoterapeuta                    

Studio Affiliato al Centro di Terapia Breve Strategica di Arezzo   Tel. 347 5154979                   

Riceve a: Fucecchio Via Leopardi,6  e a Pisa Via Risorgimento,38

www.psicoterapiabrevestrategica.com                                           

FB : Samantha Giannotti Psicologa Psicoterapeuta




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