Decine di persone che si alzano in piedi e applaudono un semplice, ma significativo, gesto di un ragazzo senegalese ventenne. È successo lunedì sera, 5 maggio, al palazzetto dello Sport di Fucecchio quando, prima delle semifinali del Torneo di Calcetto delle contrade il portiere di Sant'Andrea Isak Nokho è entrato in campo con un cartello che recitava " Aiutatemi a combattere il razzismo con un abbraccio" ottenendo l'approvazione generale di organizzatori, giocatori e spettatori, che per diversi minuti lo hanno applaudito.

Ma Nokho non si è fermato, ha proseguito verso i giocatori avversari che lo hanno abbracciato, passando poi al pubblico "rivale" delle Botteghe che ha fatto lo stesso. Un gesto che viene da lontano, come racconta il giovane, che nella scorsa edizione del torneo era stato coinvolto in una rissa scoppiata dopo la partita tra Porta Bernarda e Porta Raimonda, quando era intervenuto insieme ad alcuni connazionali per difendere un giocatore di colore della squadra gialloblù. In seguito a quell’episodio Isak fu squalificato. «Ho capito che reagire al razzismo con la violenza è un errore, mi è successo e non voglio farlo più. Ho voluto far capire che si sbaglia ma che si può pure cambiare. Il razzismo, in ogni sua forma, deve sparire e non deve generare ulteriore violenza». Un gesto che non rimarrà un'eccezione, Isak ha intenzione di continuare, prima partendo dalle zone limitrofe e poi, magari, estendendo la sua battaglia perché , come lui stesso ribadisce «il razzismo non è certamente un problema che riguarda solo il nostro territorio». « Era giusto partire da Fucecchio - continua - perché io mi sento fucecchiese, più fucecchiese che senegalese, sono qua da quando avevo dodici anni. Ho tanti amici qui che mi hanno aiutato, compreso Leonardo Innocenti (nella foto che lo abbraccia) che considero un fratello, il quale mi ha supportato quando gli ho parlato di questa mia idea nata pochi giorni fa e mi ha fatto capire che reagire con rabbia come in passato non ha senso, le strade giuste sono altre».

D'altronde è trascorso poco tempo dal gesto di Dani Alves, terzino del Barcellona che durante una partita col Villareal, accortosi che gli era stata lanciata una banana in segno di disprezzo razziale, l'aveva raccolta e mangiata con nonchalance, battendo come nulla fosse il calcio d'angolo. Un episodio che ha fatto il giro del mondo, che ha trasformato un frutto in un simbolo anti-razzismo.

Nokho, il "fucecchiese-senegalese", ha preso parzialmente spunto, decidendo però di combattere l'assoluta negatività del razzismo con un gesto di sincero affetto: l'abbraccio. «Il problema - spiega - è che i razzisti non li riconosci, sono un nemico invisibile. Io ho deciso di guardarli negli occhi opponendo loro un gesto buono e semplice. E non solo le persone di colore come me ne sono vittime: la discriminazione deve sparire ad ogni livello. Per questo spero che mi supportino anche persone "estranee" alla mia comunità». La gente sugli spalti ha reagito alla grande, risposta che in parte ha stupito il ragazzo senegalese: «Ci speravo ovviamente ma non mi aspettavo che tutti si alzassero per applaudirmi ed incoraggiarmi, mi hanno fatto commuovere. E ancora - conclude - quando ne parlo mi vengono i brividi. Sono veramente felicissimo».

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