I LUOGHI, LE STORIE 

Rubrica settimanale di Riccardo Cardellicchio

Rifiuti, discariche e inceneritori

Invece di diminuire, aumentano. Lo si vede anche dall’inciviltà, che ci caratterizza (osservate lungo le strade e ai semafori, nei pressi dei supermercati, l’erba appena tagliata). Parlo di rifiuti. Si dirà: ma ora va meglio con la raccolta differenziata. E’ soltanto apparenza. Intanto non sappiamo che fine fanno.  Sì, ci sono due soluzioni principe, checché se ne dica: le discariche e gli inceneritori. Le discariche, sono le più usate. 

Ma dove sono? Qui, nella valle dell’Arno, dove sono? E quanto sono controllate? Perché, a ogni piena, l’Arno lascia sacchetti di plastica ai rami delle piante, che – vergognosamente – stanno ricoprendo, sempre di più, le sue sponde?

Se uno chiede, non ottiene risposte. Ma non si dovrebbe neanche chiedere. Le informazioni – vere – dovrebbero essere fornite, con regolarità, dai gestori.

Poi ci sono gli inceneritori, che alcuni chiamano termovalorizzatori e pirogassificatori. In Toscana, ce ne sarebbero dagli undici ai tredici.  Ma non pochi lasciano perplessi sulle emissioni. La diossina è sempre in agguato.

Tutto questo è dovuto alla carenza di cultura ecologica. Che non nasce spontaneamente. Ha bisogno di sollecitazioni. Che possono arrivare dagli enti locali, se la smettono di navigare a vista, e dalla scuola, se finalmente s’inserisce – non con episodi – nella realtà. E gli uni e l’altra devono finire di sottostare alla dittatura dell’usa e getta, figlia di una società consumistica, e puntare alla produzione zero. 

Riccardo Cardellicchio