San Miniato: I racconti dell’Orto di Giancarlo Pertici

domenica 16 novembre 2014:

I racconti dell’Orto

In quelli che un tempo furono i sepolcreti dei frati di San Domenico, bonificati e convertiti da decenni in ampi spazi fruibili, si trova l’Aula Pacis , ove questa sera 16 novembre si sono riuniti amici e conoscenti di  Giancarlo Pertici per la presentazione della sua prima opera “ I racconti dell’Orto” 

Giancarlo, nato a San Miniato e qui vissuto fino al compimento degli studi all’Istituto Tecnico, si è scoperto scrittore per caso, come lui stesso ha raccontato, e di recente, postando su facebook alcuni racconti dei suoi ricordi di ragazzo. 

Gli amici “virtuali” hanno da subito stimolato Giancarlo a raccontare; a raccontare ancora i suoi ricordi ed è venuto così fuori un mondo sconosciuto o dimenticato della vita di quella parte di San Miniato, da sempre chiamata “scioa”.

Verrebbe da dire che i Racconti dell’Orto sono una vera e propria opera antropologica per le numerose figure che dentro quei racconti si muovano nella loro semplice e spesse volte povera umanità. Siamo negli anni del dopoguerra dove ogni cosa aveva un valore inestimabile per la povertà e per la mancanza di ogni “ ben di Dio, in quelle case semidiroccate, fredde, esposte ai frizzanti venti di tramontana che da Poggighisi s’infilavano, per le vie martoriate dalla guerra, fino a mulinare nella Piazza de’ Polli.

Il “mondo” raccontato da Giancarlo l’ha messo bene in risalto la Prof. Antonietta Frosini che dell’autore fu vicina di casa e compagna di giochi ed è stata la presentatrice del libro. “ Non avevamo nulla o poco; se le case non avevano acqua, né riscaldamento; se le “gege” ci facevano venire “ le vacche” alle gambe per godere un po’ di calore degli scaldini” ha detto la Presentatrice,” le nostre giornate erano però piene di amicizia  che durava oltre il calar del sole, a sera nelle veglie a fare gli anelli di farina dolce cotta nel caldano”

Dopo la presentazione della Prof. Frosini, altri amici : Don Luciano Marrucci; Nicoletta Corsi; Alberto Vincenti; Stefano Bartoli; hanno portato il loro saluto ed il loro plauso, rimarcando ognuno l’opportunità che occasioni come questa offerta da Giancarlo si possano ripetere per preservare, per lo meno, alla memoria la “ricchezza antropologica” di quel piccolo mondo in cui tutti si conoscevano e la miseria era quasi per ognuno il teatro in cui recitare, senza vergogna, il proprio ruolo.

Giuseppe Chelli