I LUOGHI, LE STORIE - Etruschi, romani e i Cadolingi

martedì 16 dicembre 2014:
I LUOGHI, LE STORIE di Riccardo Cardellicchio
Etruschi, romani e i Cadolingi

Frammenti di una storia, quella di Fucecchio, per eliminare dubbi che vagolano tra la gente. Frammenti raccontati, nella lunga intervista concessami, da Alberto Malvolti, storico apprezzato a livello toscano, presidente della Fondazione Montanelli Bassi. La propongo un po’ alla volta. Questa è la seconda puntata.
Fucecchio  ha oltre mille anni, si dice. Ma è un tempo fittizio. Probabilmente, esisteva prima dell’avvento dei Cadolingi. O no?
“I reperti d’età romana, ma anche di epoche precedenti, provenienti dal territorio di Fucecchio e oggi conservati nel locale museo, ci dicono con certezza che questa zona era abitata ben prima dell’arrivo dei Cadolingi, ma è altrettanto certo che la fondazione dei primi insediamenti  medievali, come si è visto prima, fu opera di questa dinastia comitale proveniente da Pistoia, ma che aveva visto in Fucecchio il possibile centro di una nuova vasta signoria. Inoltre è proprio della presenza dei Cadolingi e della fondazione dell’abbazia di San Salvatore che ci parlano i più antichi documenti disponibili su Fucecchio”.
Possibile che gli Etruschi se ne siano tenuti alla larga? Non è che l’ambiente fosse dei migliori. C’erano acqua e pantani ovunque…
“Siamo sul confine tra Liguri e Etruschi, ma le tracce di questi ultimi sono inesistenti o debolissime. Attenzione però: il pregiudizio che vorrebbe la pianura tra i due fiumi (l’Arno e l’Usciana) abbandonata alle acque e alle paludi è duro a morire. E’ ormai certo che larghi tratti di questa pianura erano intensamente vissuti fin dall’epoca romana, come provano sia le tracce di centuriazioni risalenti al I secolo avanti Cristo e i reperti provenienti dalla zona intorno all’attuale consorzio agrario e da altre aree; poi sono numerosi i documenti medievali che ci parlano di insediamenti, vigneti e altre coltivazioni presenti  nel piano che si estende oggi tra Fucecchio e Castelfranco”.
I Cadolingi. Ne parliamo spesso. Però. ..  Scrive Hansmartin Schwarzmaier: “Il nome di questa famiglia comitale toscana deriva dal conte Cadolo, morto intorno al 988, il quale, peraltro, non ne può essere considerato il capostipite, dato che nella zona di Pistoia si riscontrano suoi antenati per due generazioni. D’altra parte, il nome di Cadolo non è nemmeno caratteristico della famiglia: questo nome non si ritrova più nei suoi discendenti, mentre sono nomi tipici della famiglia quelli di Ugo, Lotario e Corrado, che ricordano la famiglia reale, sotto la quale i Cadolingi iniziarono la loro ascesa. Subito dopo la morte del conte Cadolo, comunque, nel documenti del secolo XI si parla di ‘terra Kadulinga’; già da allora dunque col nome di Cadolo si designa ufficialmente la famiglia”. Insomma, come stanno le cose?
“I lavori di Schwarzmaier sono impostati seriamente, ma anche datati. Dopo di lui sono stati svolti altri studi, in particolare da Rosanna Pescaglini Monti, e sono emersi altri particolari e nuovi documenti. Sappiamo così che Cadolo era già morto nel 982 e anche che i suoi discendenti lo considerarono effettivamente il vero capostipite, anche se prima di lui altri due esponenti della famiglia ebbero a Pistoia cariche importanti. Tutti i documenti successivi che ricordano i membri della famiglia nominano i singoli antenati fermandosi appunto a Cadolo. Anche il fatto che si parli talora di terre kadulinghe, ci dice evidentemente che la consapevolezza della stirpe si incentrava su Cadolo. Del resto in quest’epoca siamo ancora lontani dalla formazione dei cognomi, ad eccezione delle casate più importanti”.
Altra curiosità. Cadolo con la c o con la k?
“Le due forme si alternano nei documenti”.
(2, continua)

Riccardo Cardellicchio