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I LUOGHI, LE STORIE di Riccardo Cardellicchio La fine dei Cadolingi

 

martedì 23 dicembre 2014:
I LUOGHI, LE STORIE di Riccardo Cardellicchio
La fine dei Cadolingi

Frammenti di una storia, quella di Fucecchio, per eliminare dubbi che vagolano tra la gente. Frammenti raccontati, nella lunga intervista concessami, da Alberto Malvolti, storico apprezzato a livello toscano, presidente della Fondazione Montanelli Bassi. La propongo un po’ alla volta. Questa è la terza puntata.

Anche sulla fine della famiglia Cadolingi non ci sono certezze. Alcuni la datano 1113, con la morte del conte Ugo (Ugolino). Altri – l’Ughelli – la fa arrivare fino ai conti di Marsciano. Il Gamurrini, fino agli Opizinghi (Upezzinghi) di Pisa. Poi c’è la storia del Passerini, il quale, nel 1856, la volle antenata dei Bonaparte. A cui s’aggiunge l’origine dei Visconti. Insomma, una bella matassa…
“Le ipotesi dei vecchi eruditi che hai ricordato sono state definitivamente sfatate dagli studi più recenti. Non ci sono documenti certi che prolungano la discendenza dei Cadolingi oltre il conte Ugolino morto nel 1113. Sappiamo che quando dettò il suo testamento non aveva figli, tanto che nella speranza potesse nascergli un erede dopo la sua morte,  dettò disposizioni particolari. Ma nessun figlio rivendicò mai la cospicua eredità di quella che era una delle più importanti casate feudali della Toscana, nonostante che le maggiori città e altre importanti famiglie, come i conti Guidi e i conti Alberti, si scontrassero a lungo per mettere le mani sulla vasta signoria cadolingia. Se fosse esistito un figlio di Ugolino qualcuno se ne sarebbe certamente approfittato per rivendicare a suo nome i diritti sull’eredità”.
Fucecchio dopo i Cadolingi che fine fa? Sono controversi i suoi rapporti con Lucca, o è soltanto una questione legata alle mire di Uguccione della Faggiola, prima, e di Castruccio Castracani, poi. Entrambi ghibellini?
“Il secolo XII, quello che si svolge tra la fine dei Cadolingi (1113) e il primo documento che ricorda il Comune di Fucecchio (1202), è tra i più oscuri della storia di Fucecchio. Oscuro perché poco studiato e “buio” anche perché nel corso di questo secolo il castello subisce incursioni e devastazioni, proprio nel quadro delle lotte per l’eredità cadolingia. Eppure si tratta di un’epoca importante nella formazione del Comune e nell’affermazione di quelle famiglie locali che prenderanno il potere per conservarlo poi a lungo, nel corso di tutto il Medioevo e oltre. Il fatto è che sul territorio fucecchiese si impone quasi subito la supremazia di Lucca, poiché alla diocesi di Lucca spettava la giurisdizione sulle chiese locali. Quindi il Comune lucchese cercò di affermare il proprio predominio su tutto il Valdarno inferiore impegnandosi in scontri contro Pisa. Fucecchio ne fece le spese divenendo spesso campo di battaglia tra i due eserciti. Inoltre vantava diritti su Fucecchio anche l’Impero, poiché i Cadolingi erano stati vassalli dell’imperatore. Quindi sul territorio fucecchiese, come sugli altri Comuni del Valdarno, si alternarono a lungo vicari di Lucca e dell’Impero, finché i Lucchesi riuscirono a governare con maggiore continuità dopo la metà del XIII secolo. Quando poi la città di Lucca passò alla Parte ghibellina, nel 1314, i Fucecchiesi che si erano sempre proclamati guelfi, ne approfittarono per abbandonare la città del Volto Santo e passare dalla parte dei Fiorentini. Ma tutto ciò è chiaro soprattutto dagli ultimi decenni del Duecento. Sul dodicesimo secolo c’è ancora molto da studiare”.
 Quali altre famiglie locali e non, dopo i Cadolingi, ebbero importanza nella storia del castello?
“A Fucecchio come in altri centri della Toscana si verifica un fenomeno interessantissimo, proprio dai primi decenni del XII secolo. Mentre i Cadolingi si spostavano frequentemente da un castello all’altro per controllare i loro vasti possedimenti, accompagnati dai loro cavalieri e da altri collaboratori, dal secondo decennio del XII secolo alcune delle famiglie loro fedeli cominciano a stabilizzarsi in determinati luoghi dando origine così a gruppi dirigenti locali. A Fucecchio le due principali famiglie furono quelle dei Visconti e dei Guillicioni, i cui esponenti erano stati stretti collaboratori dei Cadolingi (i Visconti erano i “vice conti”, ossia coloro che sostituivano i conti quando erano assenti). Non a caso i primi consoli del Comune, ricordati nel 1202 erano appunto un Visconti e un Guillicioni. Questi ultimi diventarono il casato più importante della consorteria dei della Volta e da questa stirpe, come ormai è noto, discesero tutti i Montanelli di Fucecchio, fino al patriota Giuseppe e al giornalista Indro. Ovviamente col tempo si aggiunsero altre famiglie che ricoprirono cariche pubbliche dal Trecento in poi. Oltre ai Montanelli, mi limito a ricordarne solo alcune tra le più note e tuttora esistenti: Banti, Conti, Doddoli, Galleni, Lotti, Lupi, Nelli, Vannucci. Naturalmente di queste famiglie esistevano più rami, alcuni dei quali ricchi e potenti, altri molto più modesti e perfino poveri”.
(3, continua)

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