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Siamo tutti Charlie in questi giorni. Ma....

 

mercoledì 14 gennaio 2015:
Anche a Fucecchio sono tutti Charlie, ma solo quando gli fa comodo

Sì è vero, siamo tutti Charlie in questi giorni. Ma la nostra libertà vale più o meno di quella dei colleghi uccisi a Parigi? Bisogna vedere, infatti, in che modo si è Charlie. Se lo si è perché lo sono tutti, ed è politicamente corretto esserlo. O perché davvero crediamo nella libertà di espressione, opinione, informazione, pensiero. Ma non solamente in quella dei giornalisti morti, anche in quella di quelli vivi e di chiunque altro voglia esprimere le proprie idee. Altrimenti questo è solo il festival dell’ipocrisia, e non facciamo altro che allinearsi al giochino di quegli intellettuali della “sinistra al caviale” che in questi giorni fanno a gara per stabilire dove inizia una libertà e ne finisce un’altra, facendosi paladini della libertà di stampa e di satira pur di far parte della massa, salvo poi prendere le difese dei terroristi che ci massacrano, sostenendo che è stata colpa nostra se li abbiamo fatti arrabbiare.
Ecco, questo non vuol dire essere Charlie. Vuol dire essere dei vigliacchi e degli ipocriti. Gli stessi che dicevano di essere americani quando attraccarono le Torri Gemelle ma che poi voltarono le spalle agli Stati Uniti. Stiamo assistendo al più bieco e ipocrita degli spettacoli e al più assurdo dei dibattiti. Giornalisti, intellettuali, filosofi e soprattutto politici che si affannano, giustamente per scriversi addosso Je suis Charlie, ma che contemporaneamente se mai osi esprimere un pensiero diverso contro chi ci attacca o ti permetti di sostenere che il pericolo sono proprio gli immigrati, allora vieni linciato e etichettato come un provocatore, un seminatore di odio, un razzista o un fascista. Le opinioni vengono così perseguite dalla magistratura e i siti oscurati. Ecco la libertà tanto sbandierata in Italia ma poco protetta. Nemmeno io condivido molte delle vignette pubblicate da Charlie Hebdo, ma se uno dice di essere Charlie lo deve essere sia per Charlie Hebdo che per tutti gli altri Charlie Hebdo del mondo, non solo dopo i morti ammazzati. Un uomo libero deve garantire la libertà di esprimersi di chiunque, da ogni parte. Altrimenti è troppo facile essere Charlie sulla pelle degli altri. E’ troppo facile difendere solo i diritti dei morti. Spesso, invece, il male di certa sinistra è proprio questo, liberi sì, ma non troppo e soprattutto mai intaccare la sensibilità degli extracomunitari.
Anche a Fucecchio sono tutti Charlie, ma solo quando fa comodo a loro. Lo dimostra il caso del gruppo Facebook “Sei di Fucecchio se... non vuoi svendere la città agli extracomunitari”, amministrato da Camillo Lastrucci, un forum online come ce ne sono tanti. Idee in libertà, espresse da chiunque voglia entrare a farne parte, per parlare dei problemi di decoro e di scurezza del paese, spesso provocati proprio dalla silenziosa invasione di cinesi o albanesi.
“Intendo esprimere vivo e sbigottito rammarico per le pesanti ed antipatiche accuse che sono state lanciate al nostro forum – dice Lastrucci –. Il gruppo è nato più di due mesi fa con l’intento di reagire con fermezza, ma anche con goliardia, ad un certo clima di conformismo politicamente interessato che ci sembrava dominare il dibattito pubblico attorno alle scelte politico-amministrative della nostra città. Costituendo il gruppo, abbiamo provocatoriamente puntato il dito contro la svendita della città agli extracomunitari, perché tale tematica ci pare quella che maggiormente esprime l’ipocrisia e l’appiattimento ideologico di una cultura politica locale che non dedica la giusta attenzione alla salvaguardia delle nostre tradizioni, della nostra identità e della sostenibilità finanziaria di un modello socio-economico imposto con troppa superficialità e disinvoltura”.
Insomma dei burloni, dei goliardici ragazzoni che amano il proprio paese e lo vogliono salvaguardare in ogni modo. C’è qualcosa di male? Evidentemente sì, se addirittura l’assessore comunale alle Politiche sociali e Immigrazione, Sandro Buggiani, che di anni ne ha 32, non solo si è espresso pubblicamente contro questo gruppo, ma ne ha minacciato anche la sua chiusura. Un atteggiamento che con l’essere Charlie o con la libertà di espressione ha davvero poco a che fare, se si considera anche il fatto che sin dalla sua formazione il gruppo ha tenacemente ed esplicitamente ripudiato ogni logica di discriminazione o di intolleranza nei confronti degli immigrati. Le uniche espressioni che sono state bandite dalla pagina Facebook, infatti, sono state proprio quelle - peraltro poche - irrispettose o offensive nei confronti delle altre etnie. Eppure qualcuno vuole vedere il razzismo anche in queste discussioni online. E sono proprio gli stessi che indossano la t-shirt Je suis Charlie. Compreso l’assessore Buggiani, che evidentemente deve aver tratto poco insegnamento dalla strage di Parigi. “In un periodo in cui tutti si riempiono tanto la bocca di concetti come libertà di pensiero e di espressione – conclude Lastrucci - ci colpisce amaramente sapere che sulla base di queste grossolane argomentazioni viene chiesta la chiusura del nostro spazio”. Perche è facile dichiararsi Charlie se a morire sono gli altri.

Fabrizio Boschi

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