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Querce-parla un amica di Marinella Bertozzi: Il marito l'aveva segregata

 

venerdì 6 febbraio 2015:

«La picchiava, le avevo detto di denunciarlo»
Giallo di Querce, parla Ombretta Monti, amica di Marinella Bertozzi: «Il marito l’aveva segregata». Intanto si indaga sull’operato del medico del 118

«L’aveva segregata, non la lasciava mai da sola, la seguiva ovunque. E lei era terrorizzata. L’abbiamo vista chissà quante volte piena di lividi. All’inizio diceva che era stato il cane o che era caduta dalle scale. Poi però, con il tempo, aveva ammesso che suo marito la picchiava». Ombretta Monti era amica di Marinella Bertozzi, 50 anni, massacrata il 30 ottobre scorso dal marito Giacomo Benvenuti, di dieci anni più giovane, ora recluso nel carcere di Sollicciano. Secondo la Procura l’ha uccisa al termine dell’ennesima giornata di inferno, fatta di calci, pugni e insulti. Un drammatico copione che si ripeteva da tempo, come testimoniano le registrazioni effettuate dalla vittima poco tempo prima di essere uccisa. Quaranta minuti agghiaccianti, fatti di percosse e minacce (“Ti picchio, di tronco tutta, ti spacco”), diventati decisivi per incastrare l’operaio conciario.

Giallo di Querce, Marinella fu massacrata a calci e pugni
I carabinieri del nucleo investigativo di Firenze, dopo settimane di indagini hanno arrestato il marito della donna. Giacomo Benvenuti, di Santa Croce sull’Arno, era indagato per omicidio aggravato e maltrattamenti in famiglia. L'aveva picchiata anche il giorno prima del matrimonio
Le indagini proseguono, anche perché gli inquirenti vogliono fare luce sull’operato del medico del 118 (allertato dallo stesso Benvenuti) che fu il primo ad arrivare nella villetta di via delle Ceppate. E che constatò il decesso «per cause naturali», nonostante sul corpo di Marinella fossero evidenti i segni del pestaggio: dall’autopsia è emerso che la donna è morta per uno choc emorragico, dovuto a lesioni a livello addominale che hanno interessati vari organi, a cui si aggiungono le contusioni al cranio, dovute a un tentativo di strangolamento, e al torace, oltre a fratture alle costole. L’Asl 11 - intanto - fa sapere che «non è stato preso alcun provvedimento nei confronti del professionista, in attesa degli sviluppi delle indagini». Nel cd del pestaggio consegnato agli inquirenti, Benvenuti fa il nome di Lionello Giubilei, medico di San Miniato Basso. Che puntualizza: «Non vedo Marinella da tempo, non ero più il suo medico da quando si era trasferita a Querce. E, finché lo sono stato, non ho mai avuto il sospetto che venisse picchiata. Altrimenti avrei immediatamente presentato denuncia all’autorità giudiziaria».

Intanto Ombretta, titolare del ristorante Ferretto, a poche centinaia di metri dalla villetta dell’orrore, ci mette la faccia. Lei non ha mai creduto alla morte per cause naturali. E in tutti questi mesi ha supportato Roberto Bertozzi, fratello di Marinella, nella battaglia per la ricerca della verità: «Quante volte ho cercato di spronarla... Le dicevo “ma come puoi farti conciare così”. Ma aveva paura per suo fratello e suo nipote, ai quali era molto attaccata e non ha trovato il coraggio di denunciarlo. Veniva qui spesso, si confidava. Alcune volte sembrava convinta a denunciarlo, ma lo diceva soltanto nel momento di disperazione. Poi lui la convinceva...». Come quel maledetto 30 ottobre. Ombretta è stata l’ultima (insieme alla figlia Valentina) a vederla viva: «È venuta qui intorno alle 17.30. Era tesa, nervosa, impaurita. Preoccupata per delle persone, legate a suo marito, che la stavano cercando per una storia di assegni, ma non ne so di più. E comunque aveva avuto una discussione al telefono con il marito proprio per questa faccenda, tanto che andando via disse “Stasera non ci levo le gambe”». Quel giorno Marinella indossava una tuta viola: «Lo ricordo bene e poi ci sono anche le immagini delle telecamere che lo confermano. Quella stessa tuta che poi qualcuno ha lavato. È uscita a piedi, nonostante le nostre insistenze per accompagnarla. E lungo il tragitto ha incontrato lui, che l’ha fatta salire in macchina. Quando la mattina dopo ho visto la salma, ho capito: era piena di lividi». E il pensiero va al padre di Marinella, Gianfranco, deceduto nel 2013: «Una persona straordinaria. Era contrario a questa storia. Quell’uomo non gli piaceva per niente. E aveva ragione. Ora spero soltanto che sia fatta giustizia».

Fonte: IlTirreno.it-Francesco Turchi

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