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Il sindaco nella sua lettera aperta ai cittadini riguardo ai profughi

 

mercoledì 25 marzo 2015:
Si' all'accoglienza no alle speculazioni e alle soluzioni paracadutate dall'alto

Lettera aperta sull'ipotesi di arrivo di 70 profughi a Santa Croce sull'Arno


Scrivo una lettera aperta con l'intento che il mio appello arrivi a tutte le Istituzioni amministrative e politiche, alle realtà associative e all'intera società civile, da quelle locali a quelle regionali e nazionali.
Come ormai ampiamente diffuso dalla stampa e da diverse altre fonti di informazioni, a Santa Croce sull'Arno si sta verificando una situazione di emergenza a seguito della procedura di gara aperta dalla Prefettura di Pisa, su indicazione del Ministero degli Interni, e dalla conseguente pubblicazione di una graduatoria secondo la quale la cooperativa "Le tre fontane", mandataria RTI, con sede legale a Roma ha presentato un'offerta per l'accoglienza di settanta profughi nel nostro comune, presso l'ex Hotel Cristallo, notoriamente in disuso da almeno dieci anni.
In qualità di Sindaco la situazione mi impone di condividere, quanto più largamente, alcune riflessioni in merito.
Amministro con orgoglio un paese che ha sempre creduto in un'integrazione reale tra cittadini provenienti da varie parti del mondo e in cui fin dagli anni, '70 si è radicata una forte presenza straniera, persone che io amo definire nuovi santacrocesi, richiamati qui da uno sviluppo industriale che all'epoca offriva opportunità lavorative concrete e stabili.
Una presenza che oggi corrisponde al 23% della cittadinanza e che, anche in questo periodo di crisi economica, non è diventata un elemento di particolare tensione sociale.
Dal punto di vista dell'accoglienza di persone in fuga da guerre e calamità altrettanto è stato fatto e sono altresì orgogliosa di ricordare come già nel 2011 sono stati accolti 20 cittadini provenienti da Tunisi e 20 rifugiati libici.
Attualmente per rispondere alle crescenti richieste di asilo abbiamo aderito al progetto SPRAR (Sistema Protezione Richiedenti Asilo e Rifugiati) che il Ministero degli Interni finanzia e controlla e che, per il triennio 2014/2016, ci impegna a mettere a disposizione 21 posti, dislocati sul territorio, in accordo con la Società della Salute del Valdarno Inferiore.
Si tratta di un progetto che prevede per i rifugiati un sistema di accoglienza diffusa, accompagnamento e inserimento nel tessuto sociale; un progetto che risponde pienamente agli accordi della Convenzione di Ginevra del 1951 e ai dettami della nostra Costituzione, nel rispetto dei diritti umani e della cooperazione internazionale.
In tal senso ci sentiamo in piena sintonia con le politiche regionali sull'accoglienza, che parlano di tavoli di concertazione tra Prefetture e Amministrazioni locali per la gestione degli arrivi, caldeggiano piccoli insediamenti individuati in accordo con i Sindaci, e promuovono interventi di assistenza e sostegno secondo quello che ormai è definito il "modello toscano" di accoglienza.
Ciò premesso e ripensando al lavoro svolto in questi anni, con tanto impegno e dedizione anche da parte delle cooperative locali, associazioni di volontariato e società civile in generale, mi sento profondamente amareggiata e delusa dalla procedura adottata in questo caso.
Non una comunicazione formale, non un gesto di concertazione, non una richiesta di dialogo ma informazioni fortuitamente e ufficiosamente arrivatemi a cose fatte. Come se una scelta operata da privati, per interesse economico, non coinvolgesse un intero paese e la sua Amministrazione.
Detto questo, ho accolto con piacere la richiesta di incontro pervenutami in data odierna da parte della Prefettura di Pisa e indirizzata a tutti i Sindaci della Provincia, che sollecito nella partecipazione in una vicenda che non può essere relegata ai soli confini comunali, ma interessando l'intero territorio deve essere affrontata con quella collaborazione che ci contraddistingue.
A questo scopo mi appello a tutte le Istituzioni, alle forze politiche, al mondo dell'associazionismo e del volontariato, a quanti nella società civile condividono la metodologia del lavoro da noi svolto in questi anni e concepiscono l'accoglienza come un percorso inclusivo che rispetti la dignità delle persone e la realtà dei territori. A tutti Voi rivolgo l'invito a sostenermi nello scongiurare l'attuazione e la riproposizione di simili procedure, riaffermando il valore del modello fino ad oggi attuato e condiviso.

Il sindaco di Santa Croce sull'Arno
Giulia Deidda">

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