Erba d'arno: 35 anni di attività per la rivista nata a Fucecchio. Intervista al direttore Toni.

venerdì 3 aprile 2015:
La rivista culturale Erba d’Arno compie 35 anni: un traguardo importante per un trimestrale che si inserisce nel panorama delle riviste culturali fiorentine. Nata a Fucecchio, ha la sua sede nel cuore del centro storico, nel suggestivo Palazzo Doddoli-Costagli, dove nacque Indro Montanelli. La rivista può contare su firme provenienti da tutta Italia, anche se i testi appartengono principalmente ad autori del territorio. Sono passati dalla rivista fucecchiese anche contributi letterari di alto profilo, come quello di Mario Luzi. Erba d’Arno ha una storia che affonda le sue radici nel 1980, quando il gruppo de Il Poggio, nato negli anni ‘60, decise di scommettere su un progetto nuovo. Oggi, benché il quadro storico sia mutato, Erba d’Arno continua a portare avanti quel progetto con l’intento di diffondere la cultura in Toscana. Inoltre, dalla rivista è nata anche una casa editrice. La stagione delle riviste culturali è dunque ancora viva? Ne abbiamo parlato con il direttore Aldermaro Toni.

Parliamo della genesi della rivista e del momento storico in cui è nata.

La rivista nacque da un gruppo già affiatato, quello de Il Poggio, che operò dal ‘64 al ‘69. Il gruppo poi si sciolse a seguito dei mutamenti del ’68. Eravamo in sei: Piero Malvolti, Alberto Malvolti, Marco Cipollini, Luigi Fatichi, Riccardo Cardellicchio ed io. Alcuni personaggi del mondo letterario fiorentino ci dettero subito credito e noi iniziammo con la rivista. Fu accolta bene perché corrispondeva ad un bisogno: venivamo dagli anni della crisi della società italiana. All’indomani di questi anni di piombo nacque qualcosa di nuovo, una speranza.

Oggi erba d’Arno continua ad avere un seguito importante?

Abbiamo abbonati in tutta Italia e scambi con istituti culturali esteri come l’Università di Toronto, della California, di Lugano. Le riviste di questo tipo hanno ovviamente una tiratura limitata e vivono anche degli aiuti e dei finanziamenti. Per quanto riguarda i contenuti continuiamo a diffondere racconti, poesie, saggi e illustrazioni.

Come si immagina la rivista tra qualche anno?

Considero già un piccolo miracolo il fatto che la rivista sia arrivata fino a qui. Se andiamo a guardare la storia delle riviste culturali, notiamo che la loro vita spesso è durata appena tre o quattro anni, ma hanno lasciato una traccia culturale significativa. Il problema è che non ci sono ragioni commerciali per le riviste di cultura: continuano a vivere finché ci sono forze culturali che offrono il loro contributo , ma devo dire che a Fucecchio siamo riusciti a catalizzare queste forze.

Ci sarà un futuro sul web?

In un certo senso sì: presto allestiremo un nuovo sito web su cui inseriremo dei materiali, i cenni biografici degli autori, i sommari di tutti i fascicoli usciti. Non immagino però una rivista che si riversa tutta online: credo che Erba d’Arno rimarrà un oggetto da toccare, sfogliare e ammirare nella propria biblioteca. Ha un valore di contenuto, è vero, ma chi ama i libri sa che è importante avere quella soddisfazione tattile tipica che solo la carta può dare.
Johara Camilletti