I LUOGHI, LE STORIE - NON INGESSIAMO LA MEMORIA

martedì 28 aprile 2015:
di Riccardo Cardellicchio

NON INGESSIAMO LA MEMORIA

A ogni 25 aprile, giorno simbolo della nostra libertà, mi prende una rabbia che mezza basterebbe. Vedo tutti a commemorare, a riempirsi di retorica, a far festa, qualche volta con un pranzo, nei locali di qualche casa del popolo. E’ così, ogni anno.
Nessuna preparazione, nessun ricordo, non a livello nazionale, ma locale. Tanto è vero che alle manifestazioni (corteo, corona messa al monumento dei caduti nelle due guerre, discorsetto risaputo del sindaco o di chi per lui, concerto stantio della banda), a queste manifestazioni, dicevo, i giovani sono mosche bianche. Infatti, l’età dei partecipanti è sempre più alta: sono gli ultimi testimoni, o i parenti degli ultimi testimoni di un periodo triste della nostra storia, quella storia – insisto, forse è una mia fissazione - vissuta dal basso, dalla gente comune, sofferta dalla gente comune, che è più vera di ciò che leggiamo nei libri degli storici. I quali vanno sul sicuro, limitandosi a raccontare le grandi date e i grandi personaggi. Insomma, raccontano una parte del vero, neanche la più importante.
Sbaglia anche, a mio avviso, chi affida la memoria a monumenti o a parchi della rimembranza o a giardini della meditazione o a musei della memoria, caso mai cadendo in doppioni. Trovando, cioè, soluzioni fredde, ingessate, che risultano, agli occhi dei più, espedienti per mettersi la coscienza a posto. Se qualcosa deve essere fatto, opto per un archivio della memoria, con testimoniane scritte o a voce, consultabile da tutti, a cominciare dai giovani. Anche per questo, apprezzo, e non poco, il lavoro, che sta facendo Stefano Ballini, coi suoi documentari

Riccardo Cardellicchio