I LUOGHI, LE STORIE - Eccidio, pacificazione ma con dignità

martedì 5 maggio 2015:
di Riccardo Cardellicchio

Eccidio, pacificazione ma con dignità

Nessuna vendetta, per carità, nei confronti della Germania. Ma anche nessun cedimento, abdicando alla nostra dignità, di più: al dolore che, nonostante siano passati settant’anni, è intatto. Per molte famiglie, la vita si è fermata, in quel 23 agosto 1944, nel Padule di Fucecchio. Il lutto è una costante: Gli occhi dei testimoni, degli scampati, lacrimano ancora al ricordo: centosettantasei, le vittime della strage nazifascista. Un strage con numerosi episodi cruenti, difficili da mandar giù. Una strage con due condanne insignificanti, alla fine degli anni Quaranta (Firenze e Venezia) e tardive, nel 2010, a Roma, nei confronti di tre novantenni, più morti che vivi.
Una strage, dapprima tenuta in un cantuccio, anche da parte di chi avrebbe dovuto metterla in primo piano, poi relegata, nascosta, nell’arcifamoso armadio della vergogna.
A Roma, la Germania è stata condannata a un risarcimento, nei confronti del Comune di Fucecchio, di circa trentamila euro. La stessa cifra, forse, impiegata nel costruire, a Massarella, il piccolo parco della memoria, o – se sarà preferito – della meditazione, sul Padule. Un’opera che rischia di nuocere al loro ricordo e, nello tempo stesso, di servire alla Germania per mettersi la coscienza a posto. Troppo comodo. Troppo facile. Sia chiaro: sono dell’opinione che la vita di una persona non sia monetizzabile. Mai. Però, sono convinto che chi sbaglia, debba pagare. E, nel Padule di Fucecchio, come in altre centinaia di luoghi, i tedeschi commisero un errore enorme, tragico, che è bene far conoscere e ricordare, non con la staticità di un parco, un monumento, una lapide, rispolverati a ogni anniversario, ma con la dinamicità, del giorno per giorno, garantita soltanto da un archivio della memoria.
Questo non vuol dire compromettere o mandare a carte quarantotto il tentativo, in atto, d’arrivare a una pacificazione. Vuole dire, invece, camminare verso quella mèta, con chiarezza. Con consapevolezza. Con rispetto, in particolare nei confronti dei centosettantasei innocenti, e delle loro famiglie, vittime dell’odio, inculcato da un’ideologia sbagliata.


Riccardo Cardellicchio