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Due fucecchiesi alla Mille Miglia

 

mercoledì 20 maggio 2015:
Passione, tensione, entusiasmo. Brescia è stata ancora una volta il
palcoscenico internazionale del mondo delle auto d’epoca. Anche
quest’anno la Mille Miglia ha regalato uno spettacolo stupendo,
superando addirittura le aspettative. La leggenda ha sfrecciato ancora
sulle strade del percorso che attraversa mezza Italia, da Brescia a
Roma e poi di nuovo a Brescia. Un itinerario nuovo e affascinante che
ha toccato i luoghi più belli del nostro Paese per 1.760 chilometri.
Numeri da record: 1.600 giornalisti provenienti da tutto il mondo,
quattromila stanze di hotel prenotate per i giorni della corsa e più
di 230 comuni attraversati. Le 438 auto al via provenienti anche da
Kuwait, Argentina, Sud Africa, Australia, Malesia e Giappone, dal
valore storico e sportivo inestimabile difficilmente quantificabili
economicamente - appartenevano a 61 diverse marche: Mercedes-Benz e
Alfa Romeo partecipavano con 38 automobili, Jaguar con 36, Fiat con
34, Lancia con 30 e Porsche con 22 vetture. A determinare le
classifiche sono state 84 prove cronometrate, di cui 76 tradizionali e
8 a media imposta.
A vincere, nel segno del campione Juan Manuel Fangio, per la seconda
volta consecutiva gli argentini Juan Tonconogy e Guillermo Berisso, su
una rarissima Bugatti T 40 del 1927. Il duo sudamericano ha battuto
per pochi punti la coppia bresciana Andrea Vesco e Andrea Guerini su
Fiat 514 MM del 1930. Al terzo posto Ezio Martino Salviato e Caterina
Moglia, sempre su Bugatti T 40 del 1928.
Quest’anno anche il Giornale ha partecipato alla trentatreesima
rievocazione storica (88 anni dopo la prima edizione di quella che
Enzo Ferrari definì “un museo viaggiante unico al mondo”), per la
prima volta, seguendo tutta la gara con un’Alfa Romeo MiTo
Quadrifoglio Verde messa a disposizione dal prestigioso marchio di
Arese, gold sponsor della manifestazione. Un’auto preparata
appositamente per la corsa che ha regalato prestazioni eccezionali
all’equipaggio composto dal giornalista fucecchiese del Giornale,
Fabrizio Boschi e dal collezionista santacrocese e collaboratore di
toscanago.com Samuele Rinaldi.
Da 0 a 100 in 7 secondi grazie ai suoi 170 cavalli che hanno garantito
prestazioni eccezionali per stare alle costole dei bolidi d’epoca
lanciati nella Freccia Rossa per le strade d’Italia. Un’auto degna del
passato da Formula Uno del marchio col Biscione. Dal lontano 1923,
anno in cui il pilota Ugo Sivocci dipinse sulla sua Alfa Romeo RL un
quadrato bianco con al centro un quadrifoglio verde, il quadrifoglio
diventò l’icona presente su ogni Alfa Romeo da competizione. In un
ambiente totally black i sedili sportivi Sabelt con guscio in fibra di
carbonio hanno protetto le schiene dei due piloti durante quelle
lunghissime quattro tappe.
A Brescia, giovedì 14 maggio, la gara si è aperte in un’atmosfera
d’altri tempi. Centinaia di persone, appassionati e giornalisti,
radunate in piazza Vittoria, hanno assistito al rito un po’ retrò
della punzonatura. Agli equipaggi sono stati consegnati i numeri e i
road book di gara e tutte le informazioni su tragitti, tempi e
distanze. La prima delle OM, che da sempre partono davanti a tutti in
onore della vittoria della Casa bresciana alla prima edizione del
1927, ha lasciato la pedana di viale Venezia alle 14,30.
I cuori battono prima del via sulla passerella dove si sono mostrate
in tutto il loro splendore le tre Mercedes-Benz 300 Slr che
trionfarono sessant’anni fa. A bordo della numero 722, numero che
indica l’ora di partenza, c’era ovviamente il trionfatore
dell’edizione 1955, Stirling Moss, 86 anni, purtroppo non in compagnia
del suo storico navigatore, il giornalista sportivo Denis Jenkinson,
scomparso nel 1996. Sulla 704, invece, proprio come nel 1955, c’era
Hans Herrmann, 87 anni, mentre al volante della 658, al posto di Juan
Manuel Fangio, scomparso nel 1995, sedeva Ralf Schumacher, fratello di
Michael. Le tre frecce d’argento non hanno preso parte alla gara,
anche perché le condizioni fisiche dei due giovanotti nel 1955, Moss
ed Hermann, non lo consentivano, ma nelle città più importanti le
vetture hanno preceduto quelle della Mille Miglia, facendo la
passerella per il pubblico.
“Il momento più emozionante della Mille Miglia 2015 è stato vedere
Stirling Moss ripercorrere viale Venezia sulla sua Mercedes-Benz 300
Slr, con la quale detiene il record di oltre 157 km/h, ottenuto nella
vittoriosa edizione del 1955”, commenta Marco Makaus, consigliere
delegato di 1000 Miglia Srl.
Tra le vetture presenti si sono viste auto provenienti dal museo
Mercedes-Benz Classic di Stoccarda, dal museo Bmw di Monaco, e da
quelli di Porsche, Jaguar, Bugatti e Bentley. Alfa Romeo ha schierato
due vetture ufficiali del museo storico: la “1900 Sport Spider” (1954)
e la “750 Competizione” (1955), due esclusive spider ad alte
prestazioni. Da ricordare che alla Mille Miglia le vetture del
Biscione hanno trionfato ben undici volte: un record di successi che
non potrà mai essere battuto. E quest’anno si celebrava l’80esimo
anniversario della vittoria di Pintacuda e Della Stufa con la Tipo B
“P3” appositamente preparata per l’edizione del 1935, seguita in
classifica da altre cinque vetture Alfa Romeo.
I 438 gioielli con le ruote sono passati da Desenzano, Sirmione,
Verona, Ferrara e Ravenna, in una lunga cavalcata verso l’Adriatico
con arrivo a Rimini verso le 22, novità assoluta per la rievocazione
della Freccia Rossa. Una prima tappa mai così lunga. Dopo il centro di
Brescia e le località sulle sponde del Lago di Garda, gli equipaggi
hanno attraversato piazza Bra con la magica Arena a fare da sfondo a
migliaia di fotografie e centinaia di persone assiepate dietro le
transenne. Poi via, a 100 all’ora verso la costa adriatica non prima
di ammirare la bellissima Ferrara.
Il pubblico è stato il protagonista assoluto della manifestazione.
Assiepati in ogni angolo di strada, sui prati, nei parcheggi, lungo le
curve, persino con le sedie sopra gli spartitraffico. L’importante era
veder sfrecciare queste meraviglie. E non c’è club di auto d’epoca,
dal nord al sud, che non abbia voluto partecipare a suo modo. Una
festa su quattro ruote che ha salutato da vicino l’Italia più bella,
quella fatta di gente vera, dalla Lombardia agli Abruzzi.
Anche quest’anno 1000 Miglia Srl, società interamente partecipata
dall’Automobile Club di Brescia, proprietario del marchio con la
Freccia Rossa sin dalla prima edizione, nel 1927, che ha già
organizzato le ultime tre edizioni, ha realizzato un capolavoro, forse
il migliore di tutti. Una macchina organizzativa perfetta grazie al
lavoro di duemila persone e al contributo di Ubi-Banco di Brescia,
Mercedes-Benz e Chopard come main sponsor. Un’organizzazione
complessa, composta da migliaia di persone, che si è spostata insieme
alla corsa per un viaggio lungo mille miglia.
In particolare la Chopard ha presentato un segnatempo sportivo
dedicato alla Mille Miglia, di cui è partner e cronometrista ufficiale
dal 1988. Nato per esaltare lo spirito mitico della famosa
competizione italiana, questo orologio sfoggia per la prima volta un
movimento di manifattura Chopard certificato dal Contrôle Officiel
Suisse des Chronomètres. Il Mille Miglia 2015 Race Edition si ispira
ai bolidi che hanno partecipato alla corsa tra il 1940 e il 1957.
L’orologio celebra queste vetture attraverso l’indicatore di riserva
di carica, ricalcato su quello del carburante di un’auto, il colore
“Rosso Corsa” dello straordinario quadrante, nonché i numeri
sovradimensionati, un evidente richiamo ai tipici cruscotti degli Anni
‘50. Questa edizione esclusiva si compone di 1000 esemplari in acciaio
e di 100 in oro rosa.
Dopo essere state parcheggiate durante la sosta notturna sul lungomare
di Rimini (due chilometri di auto meravigliose) è partita la seconda
tappa verso Roma. Prima un saluto alla bellissima San Marino,
passaggio eccezionale, per coinvolgimento e numero di spettatori
all’interno delle mura storiche. Poi le auto hanno lambito Tavullia,
il paese di Valentino Rossi e giù verso le Marche. Folla esultante
nella meravigliosa Loreto, dove le auto sono passate accanto al
Santuario della Santa Casa. A Macerata ed Ascoli, migliaia di persone
hanno applaudito al transito delle auto che hanno fatto la storia
dell’automobilismo sportivo. Ogni centro storico, piccolo o grande, ha
fatto sentire la sua voce.
In serata meraviglia delle meraviglie nel consueto bagno di folla
sulle tribune allestite a Castel Sant’Angelo dove il primo
concorrente, sempre preceduto dalle macchine del Tribute to Mille
Miglia ovvero le più belle Ferrari e Mercedes costruite dal 1958 ad
oggi, è arrivato alle 20,30 dopo aver effettuato il controllo orario
allo Stadio Olimpico. Poi via lungo via della Conciliazione davanti
alla basilica di San Pietro.
Protagonisti assoluti di questa Mille Miglia, Joe Bastianich, giudice
di Masterchef Italia e Usa su una Healey 2400 Silverstone del 1950 e
Wolfgang Porsche, presidente di Porsche Automobil Holding e figlio
più giovane di Ferdinand Porsche, naturalmente su una Porsche 356
Speedster del 1955 con numero 356.
Sabato 16 maggio la Mille Miglia ha ripreso il suo viaggio verso Parma
lungo la Cassia. Una tappa lunga e impegnativa (595 chilometri)
attraverso la Val d’Orcia, con le sue verdi colline, ma che ha
regalato agli equipaggi dei paesaggi unici. Dopo Ronciglione, il Lago
di Vico e poi Viterbo - unico per il fascino delle sue stradine - le
auto sono salite nel paesino di Radicofani, dove il pubblico si è
fatto trovare seduto sui gradini della splendida chiesa romanica.
Da Buonconvento alla strepitosa piazza del Campo di Siena, gremita per
il passaggio della corsa, fino a Pisa e sulle antiche mura di Lucca, è
stato un crescendo di colori e applausi. In particolare, Piazza dei
Miracoli a Pisa si è mostrata in tutto il suo splendore, consentendo
ai tantissimi stranieri in gara di effettuare suggestivi scatti
fotografici alla torre pendente. Lo scollinamento tra la Toscana e
l’Emilia è avvenuto attraverso la scalata del passo dell’Abetone che
ha sostituito, come valico appenninico, i mitici passi della Futa e
della Raticosa. Poi è apparsa Reggio Emilia che, dopo parecchi anni,
ha nuovamente visto il transito della Freccia Rossa, e infine Parma,
altra grande novità della corsa di quest’anno con un passaggio da
Maranello.
Al seguito della corsa anche i vertici di Aci Brescia: “Ho visto tanti
bambini in pigiama seguire la corsa – dichiara il presidente
Piergiorgio Vittorini -: questo significa che la passione per la Mille
Miglia non conosce orari”. Infatti se la partenza da Parma è stata
alle 6,30 del mattino, quella da Roma alle 6. Giornate lunghissime e
senza tregua per i piloti. Gli equipaggi dirigendosi in direzione
Milano, hanno attraversato Piacenza e Lodi, giungendo a Monza per un
tributo all’Expo, evitando tuttavia di bloccare la viabilità della
città con la propria carovana di oltre mille vetture.
Prima un omaggio davanti a Villa Reale, sede istituzionale della
Regione Lombardia per Expo 2015 e poi ingresso all’autodromo. I
concorrenti hanno disputato alcune prove cronometrate e di media,
misurandosi anche sul tracciato “alta velocità”, recentemente
restaurato (noto anche come “la sopraelevata”): all’equipaggio
vincitore (Ezio Martino Salviato e Caterina Moglia su Bugatti T 40 del
1928) è stato assegnato il Trofeo dell’Automobile Club di Milano,
intitolato al campione Alberto Ascari, ultimo pilota italiano ad aver
vinto per due volte il titolo mondiale (1952,1953) e che proprio a
Monza perse la vita nel maggio del 1955, esattamente sessant’anni fa.
In seguito alla morte del suo pilota di punta la Lancia annunciò
l’addio alle competizioni e cedette tutto il materiale tecnico,
vetture e motori, alla Ferrari.
Lasciata Monza è stata la volta di Bergamo per poi toccare, per la
prima volta, la Franciacorta. Da lì, l’arrivo a Brescia tra due ali di
folla, davanti al sorriso dei piloti sul loro viso annerito dal sole e
dalle polveri. Stanchi e doloranti, ma felici e soddisfatti.
Moltissimi di loro, dopo l’arrivo, hanno detto di ritenere l’edizione
2015 la migliore degli ultimi anni. Niente di più vero. Anche se si
tratta di una rievocazione, la Mille Miglia ha conservato intatto
tutto il fascino della sua storia. Nonostante oggi sia una gara di
regolarità e per alcuni concorrenti poco più di una passerella, su
quei rettilinei, in quelle curve e lungo quelle salite, ascoltando il
rumore di quei rombi, si prova ancora oggi il brivido della
competizione.

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