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GIOVANNI ATZENI: LE MIE CONTRADE, LE MIE SCELTE

 

venerdì 6 novembre 2015:

Con Giovanni Atzeni detto Tittia si chiude questa piccola galleria di ritratti  iniziata in giugno.

 Si chiude con un prezioso regalo fotografico e di repertorio privato, ricevuto da Erik Jozsef, che ringrazio di cuore per il suo occhio speciale, corrispondente dall’Italia di Liberation, ma soprattutto un amico capace di condividere le emozioni del Palio.

Grazie a tutti i ragazzi che si sono raccontati a me e con me  in questo piccolo viaggio.

EM

 

E: A Giovanni Atzeni, quasi per dovere di cronaca e par condicio, giro e rigiro più o meno la stessa domanda fatta a Bellocchio, poche settimane fa: un Palio, quello di maggio 2015 , che si presentava non morbido: un cavallo considerato tra i migliori in Ferruzza e una della altre punte del lotto in Cappiano, due avversarie toste che non se le mandano a dire, entrambe in attesa da tanto; contro un fantino si alla prima esperienza ma motivato in maniera forte…In più per ben due volte di rincorsa… non certo un boccone da ghiotti o comunque un inizio facile per il 2015 di Tittia.

Questo per chiederti direttamente Giovanni, forse sarebbe stato semplice, dire al tuo Capitano: guarda, magari mi aggiusto altrove, la stagione è lunga, qui si rischia troppo, forse anche la purga , fai una scelta più forte e di difesa .

 G: Ma io? Ma no.E ti dirò di più ; da subito ero in Ferruzza e il Palio già dal mercoledi poteva avere preso una strada buona per noi, poi i primi intoppi, Narcisco ovviamente inizia a risentire dell’età; Notti invece mi pareva in crescita costante in quei giorni… e quasi per paradosso la situazione più ci siamo avvicinati al giorno del Palio più si è complicata e poi addirittura ribaltata per noi; avevo detto a Federico (Donnini ndr) che il posto dove loro mi facevano avvero paura era la rincorsa ed ecco che la sorte ce li ha fatti finire due volte.

 Ma no. Non lo avrei fatto mai

Perchè sono uno che ci prova sempre fino in fondo e perché sono ad un punto della mia carriera in cui contano soprattutto i rapporti umani, i legami che si creano di fiducia reciproca con i dirigenti; così è stato per esempio sia con Federico Donnini in Ferruzza che con Gianluca Targetti nellla Selva.E non ho mai sentito vacillare la fiducia della dirigenza bianconera né del popolo in quei giorni, anzi c’è stata una spinta reciproca a darsi tranquillità Quando monto da qualche parte i colori che metto sono sempre frutto di una scelta consapevole che magari è maturata nel tempo, che magari in qualche momento non si è concretizzata oppure si è concretizzata senza risultati sperati (vedi l’anno scorso nella Selva) ma si tratta sempre di scelte che vengono da lontano .

Per fare un esempio, il mio rapporto con la Ferruzza, dove montai giovanissimo, non si era mai del tutto interrotto, ovviamente nei canoni del rispetto per le varie situazioni, nemmeno quando sono andato a Cappiano e ne è venuto fuori il Palio che tutti ricordano. Questo perché io privilegio i rapporti tra uomini di parola.

 E:racconti un modo di fare il Palio quasi antico, quasi umano.

G: certo, è qualcosa che ho dentro sia dall’educazione familiare sia dalla scuola di mestiere che ho avuto; la priorità è la chiarezza, la coerenza e la costanza nel coltivare i rapporti; agendo così, e l’ho visto per esperienza, quando ci scappa l’errore ti viene data sempre una possibilità per recuperarlo o per dimostrare il contrario.

Giovanni Atzeni, sembra il prodotto perfetto di strategia di marketing, uno messo su a tavolino da un team di esperti nella comunicazione; viso pulito , spalle aperte, sorriso largo.Poi a cavallo ribalta tutto questo; vederlo da vicino è impressionante; sembra dieci volte più grosso di chi gli è accanto; è poderoso, forte, nel senso di uno che la usa proprio la forza, si vede a guardagli le mani.E’ grintoso , capace di gesti ed espressioni da combattente pur senza sporcarsi mai.

E: l’idea è che te la grinta ce la metti sempre , tutta fino in fondo

G:si.Io ce la metto anche a Monticiano, per farti un esempio, perché sono uno che vuole arrivare primo, sempre. E’ il mio modo di correre e lavorare; ma prima di tutto di essere, mi sono formato così; gioco in attacco. Ed è vero sono tanto agguerrito a cavallo quanto sereno ( tranne quando perdo perché proprio non ci sto) nella vita, prima da ragazzino ero più introverso ora sono sciolto. Sto bene nel mio ruolo pubblico , mi piace, non sento nemmeno tanto la fatica del lavoro, è il mio, l’ho scelto, semmai un pochino delle rinunce sugli stravizi a volte; mi preparo fisicamente e sportivamente a terra con costanza ma mi pesa tutto poco.

 Sono consapevole di chi sono, di dove sono arrivato e quassù è il posto dove voglio stare, il mio posto.

E:Giovanni tutta questa grinta e questa voglia di fare e riuscire però non ti impediscono di stare almeno su Fucecchio, nel cerchio di quelli che sono big vincenti ovunque tranne che qui. Come mai?Perchè è il primo Palio ed è ancora troppo bassa la stagione per raccogliere frutti, perché ancora la forma raggiunta non è ancora  al top, perché Legnano e Siena, sono due piazze che alla fine vengono privilegiate?Come mai, voi prime punte, qui poi per un verso o un altro spesso non siete i primi, sebbene tu, forse dei famigerati big, sei quello più amato qui dalla gente

G:eh… perché qui contano molto i cavalli.Parlo per me, ti dirò , la Buca è una di quelle piste dove ci metto più foga, dove spingo Giovanni al massimo ma che devo dirti …. Sono più di dieci anni che monto qui, come tanti colleghi ci sono cresciuto e mi ci sono formato, ho intessuto rapporti importanti ma non credo che ci sia una spiegazione unica; per quello che riguarda la gente, posso dirti che ho cercato sempre di fare il possibile, di trasmettere serenità e tranquillità e questo, sempre tornando all’importanza dei rapporti umani, paga.

 E: per il 2016 a Fucecchio  cosa  ti immagini?

 G: intanto un ricambio di soggetti,anche se è davvero troppo presto per dirlo , ma mi sembra ovvio che un turn over sui cavalli bisogna ci sia. Ma è giusto per intavolare l’argomento, è davvero presto, siamo fermi ancora per poter parlare di qualsiasi cosa di più concreto sul Palio di maggio.

E:Giovanni, tolte le vittorie a Legnano e con la Selva, oltre alla Ferruzza c’è un altro episodio centrale nel 2015: il Palio di luglio e quello che è successo.Ad Agosto come forse è naturale per chi fa della forza di carattere il punto di partenza sei sembrato ancora più sicuro ma nello stesso tempo quasi spietato.

G:sono stati 45 giorni di vera passione per me; quelli tra luglio ed agosto. Mi sono dovuto rifondare, nel vero senso della parola.Te l’ho detto, sono uno che non accetta bene la sconfitta; pensavo a un forte opposizione si , ma da giocarsi in pista, lungo i tre giri. Mi sono ricreato da me, grazie soprattutto a Ilaria e Mattia. Agosto era mio, volevo Polonski,; con la Selva, appunto il rapporto era perfetto e di massima fiducia, con Gianluca c’è davvero molto affetto, questo Palio lo dovevo a Giovanni, non ha contato, e non conta nemmeno poi tanto il lato economico, contava il risultato.E c’è stato.

E:c’è una sorpresa per te, un regalo che ho ricevuto da un amico, un giornalista francese, Erik Jozsef  che si occupa di politica internazionale, una voce autorevolissima e di spessore, uno che però tantissimi anni fa si innamorò del Palio e che ogni anno torna a Siena per cercare e sentire la verità che si respira lì in quei giorni; ti ha fatto una foto, subito dopo la vittoria in Vallepiatta che trovo bellissima e che mi ha permesso di usare.

Mi ha colpito molto, perché forse solo un occhio così forte e sensibile come il suo poteva riuscire a fermarti in un momento in cui quasi non sembri te. Dopo ogni trionfo sei immediatamente sorridente e disteso ; qui invece sei davvero l’eroe dopo la battaglia, struffato, sudato, affaticato, ti si legge in faccia quello che, come raccontavi, ti ha attraversato tra il Palio di luglio e quello di agosto, c’è un Giovanni Atzeni che forse non ci immaginiamo, finalmente umano.

Giovani guarda la foto, un attimo qualcosa lo buca.

 G:Si, è un momento molto particolare, la persona che guardo è mio suocero, uno con cui passo davvero tanto tempo e che vive tutto di quello che mi accade, compresi quei 45 giorni che mi hanno separato dal  Palio di luglio alla vittoria di agosto.

C’è la fatica di avercela fatta perché davvero questa volta era più fondamentale di sempre.

Eleonora Mainò

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