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Giornata della Pace: i ragazzi della ‘Montanelli Petrarca’ incontrano il Movimento Shalom e ‘La pietra d’angolo’

 

martedì 23 febbraio 2016:

Venerdì 19 febbraio 2016, presso la scuola media “Montanelli Petrarca” di Fucecchio, i ragazzi delle classi terze hanno accolto don Andrea Cristiani, Tommaso Cino, Elvis Ijeh e Chinonso Nzkwesi in occasione della Giornata della Pace. Don Andrea, fondatore del Movimento Shalom, ha raccontato l’attività del Movimento e ha condiviso con l’attenta platea dei ragazzi delle classi terze la brutta esperienza dell’attentato del 16 gennaio scorso che ha coinvolto la capitale del Burkina, un evento che ha sconvolto ovviamente l’intera nazione in preda a un periodo di forte instabilità politica. Il gruppo Shalom, durante i numerosi viaggi umanitari, aveva conosciuto il gestore italiano del bar “Il Cappuccino”, così il gruppo era solito fermarsi lì per una sosta; al momento del ritorno in aeroporto, la sera del 16 gennaio, una serie di attentati in vari punti del Burkina ha colpito anche quel luogo di ristoro, dove la famiglia del titolare del bar ha perso la vita. Ma l’iniziativa non voleva essere solo il racconto della tragedia dell’attentato. La mattina è servita soprattutto per accogliere Tommaso, giovane operatore della cooperativa “La pietra d’angolo”, che ha presentato due ragazzi nigeriani, Elvis e Chinonso, profughi accolti a Fucecchio. E’ stata una grande opportunità per conoscere le difficili condizioni dei paesi africani ma anche gli sforzi che diversi operatori del territorio stanno sostenendo per l’accoglienza di molte persone fuggite dai teatri di guerra africani. L’occasione è stata quindi utile a far conoscere l’attività in cui è impegnata la cooperativa Pietra d’angolo. Tra i vari compiti, anche quello di provvedere loro con il vestiario, il cibo e tutte le utilità necessarie. Un altro sforzo della cooperativa sta nel cercare di abituare i profughi alla quotidianità del nostro paese. Elvis Ijet e Chinonso Nzekwesi provengono dalla Nigeria, il primo ha venticinque anni e il secondo diciannove. Sono arrivati in Italia durante i mesi estivi, uno il diciotto luglio, l’altro il dieci agosto. I ragazzi, incuriositi dalla vita di questi ragazzi, hanno chiesto loro di raccontare le difficoltà e le peripezie del loro viaggio, con le fatiche del deserto e della traversata in mare. La giornata dedicata alla Pace è stata quindi arricchita dalla visione di alcune immagini del Burkina Faso, che illustravano il lavoro fatto negli ultimi tempi dal gruppo Shalom. Don Andrea ha spiegato ai ragazzi la vita in Burkina, facendo ben comprendere le difficoltà in quei luoghi estremamente poveri. I ragazzi, dal canto loro, si sono dimostrati molto curiosi nel cercare di comprendere la quotidianità in quei paesi e non hanno fatto mancare tutta una serie di domande sui vari cibi, gli stili di vita, le usanze. Raccontando le attuali condizioni socio politiche nel Mali e in Burkina, don Andrea ha descritto le varie guerre in corso, legate al terrorismo, sottolineando come sia la conquista di materie prime preziose e non la religione, la vera causa scatenante di questi tremendi conflitti. La parte finale dell’incontro è stata una vera e propria intervista aperta ai ragazzi nigeriani, nei quali i giovani giornalisti delle scuole medie hanno rivolto tutta una serie di interessanti domande. Grande curiosità ha rivestito, ovviamente, tutta la parte relativa all’odissea nel Mediterraneo. Chinoso, uno dei ragazzi, ha raccontata come una ventina dei suoi compagni di viaggio abbiano perso la vita, su barca che conteneva centoquaranta persone. Gli stenti, per l’assenza di cibo e la scarsa acqua, sono ancora un ricordo vivo di quell’esperienza ma i due giovani nigeriani hanno risposto apertamente agli studenti, pur sapendo che quelle domande erano come ferite aperte. Salvati da una nave italiana ora i ragazzi nigeriani vivono alle Botteghe. Non rimpiangono il viaggio, anche se parenti e familiari non era d’accordo nell’abbandonare il paese. Ora sono qui, e cercano di fare una vita “normale”. Si ritrovano con gli amici profughi, fanno un po’ di sport, si spostano in bicicletta, contattano i parenti con Facebook e Whatsapp, e la domenica mattina vanno alla messa a Ponte a Cappiano. La parte certamente più commovente dell’intervista ha riguardato il periodo di permanenza in Libia:i vari lavori svolti per sopravvivere, le violenze viste e subite, il trattamento da veri e propri schiavi.

 

gonews.it

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