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I LUOGHI, LE STORIE - Il politico-poeta e l’attrice famosa

 

martedì 29 marzo 2016:

di Riccardo Cardellicchio 

 

Il politico-poeta e l’attrice famosa

 

Adelaide Ristori e Giuseppe Montanelli. Una grande attrice, la più grande dell’Ottocento, e un politico-poeta del Risorgimento. Quali rapporti tra loro? Ne parliamo con Andrea Mancini.

Mancini è scrittore, editore, regista e operatore culturale. Come editore (La conchiglia di Santiago), ha pubblicato “Evviva Adelaide Ristori. Evviva l’Italia. Evviva  Verdi” di Teresa Viziano. Come operatore culturale ha organizzato due mostre sull’attrice. Una, al Teatro Ristori di Verona. In tutte e due, numerosi i riferimenti sui rapporti tra lei e Montanelli.

Mancini, quando s’incontrano i due?

“Direi intorno al 1855. L’incontro è provocato dal poeta francese Ernest Legouvé, l’autore di ‘Medea’. Il testo è stato scritto qualche anno prima per un’altra attrice, Rachel, considerata la migliore  di Francia, ma lei non l’ha mai recitato. La Ristori, in un primo tempo, sceglie Francesco Dall’Ongaro, per tradurre il testo originale anche in italiano. Il coinvolgimento di Montanelli, che è in esilio a Parigi insieme con la moglie Laura (Lauretta) Cipriani, arriva per la grande considerazione di cui gode. Teresa Viziano, la studiosa genovese che da trent’anni lavora sull’archivio Ristori, conservato al Museo Biblioteca dell’Attore di Genova, afferma che è Daniele Manin, che dà ripetizioni d’italiano alla figlia di Legouvé, a convincerlo a puntare su Montanelli. ‘Il suo talento di scrittore – sostiene in una lettera del dicembre 1855 – è grande. Sarà utile a voi e a me. Il suo nome sarà utile a voi. Agli occhi degli italiani darà prestigio alla traduzione”. A Genova, è conservata una vastissima corrispondenza, in particolare sul cambiamento dei traduttori, ma anche sull’interesse della stampa al progetto ‘Medea’, il cui autore, proprio in quei mesi viene accolto all’Accademia Francese”.

Montanelli, allora, lavora alla traduzione dal 1855 al 1856.

“Sì. Ha ottenuto un compenso di mille franchi e, alla fine di gennaio, ha pronto il primo atto. Tra l’altro è interessante il fatto che Montanelli propone alla Ristori di cambiare alcune parti rispetto alla versione originale. ‘Non è una traduzione comune – scrive Laura alla Ristori – come Montanelli potrebbe farla in otto giorni, è una traduzione che fin d’ora è al disopra dell’originale”. Del resto, anche Legouvé ne è ‘incantato’ così come Daniele Manin, che ha letto alcuni frammenti”.

Come viene accolto lo spettacolo?

“Fino dalla prima rappresentazione parigina, è un successo straordinario. L’anno dopo, la Ristori lo rappresenta a Londra, davanti alla Regina Vittoria, che applaudì calorosamente. Cosa per lei  insolita. Non risparmia aggettivi per descrivere l’emozione provata davanti a questa madre tragica, avvolta in un mantello con due figli attaccati al corpo, in un costume disegnato dal grande Ary Shaffer, uno dei pittori più apprezzati di quegli anni. ‘Medea” è rappresentata in tutto il mondo e, nonostante che la Ristori si sia assicurata i diritti in esclusiva da parte di Legouvé e di Montanelli,  ha repliche da parte di altre attrici. Lo spettacolo ha quasi quattrocento rappresentazioni, di cui un centinaio in Italia. L’ultima volta, la Ristori rappresenta Medea a San Francisco, quasi trent’anni dopo, il 22 aprile 1885. Lei recita in italiano (dunque con la traduzione di Montanelli), mentre il resto della compagnia in inglese”.

Ma Montanelli lavora ancora per la Ristori?

“Certo. Dopo il successo di ‘Medea’, si mette a scrivere un testo originale, la ‘Camma’, che debutta nell’aprile del 1857. Montanelli l’ha tratto da ‘La virtù delle donne’ di Plutarco. E’ la storia di un gruppo di Celti trapiantato in Asia minore. Dunque, con qualche rapporto con i temi già sviluppati in  ‘Medea’. La moglie di Giasone è una straniera. Arrivata da quella che oggi è la Georgia, con tutta una serie di sentimenti molto vicini agli esuli italiani che si trovano a Parigi. La scrittura del testo è piuttosto complessa. Nel senso che l’attrice segue passo passo il suo autore, esaltandosi in alcuni momenti, in cui dice che lui ha capito ‘i nervi che bisogna toccarmi, quali parti del cuore conviene addolorarmi, alfine di trarne i lamenti e i suoni convenienti alle situazioni strazianti di cui è ripiena la tessitura di quel personaggio”.

Giudizi  entusiastici sul testo. O sbaglio?

“La Ristori legge ‘Camma’ via via che Montanelli lo scrive. E si esalta in alcuni momenti e non risparmia critiche in altri. C’è, per esempio, un episodio che lei stessa riporta nella sua biografia, soffermandosi sulla morte della protagonista. Lei la trova troppo lunga. Scrive così un telegramma che dice: ‘Dimentichi che ho fretta di morire e che in presenza del cadavere della vittima, con cui ho diviso il veleno, non debbo parlare eternamente”. Il dispaccio, indirizzato “a persona ben nota per gli avvenimenti politici”, insospettisce il telegrafista che avverte il ministero”.

Il risultato finale comunque è buono.

“Direi di sì. Lo spettacolo è replicato settantasei volte, un numero consistente, anche se altri testi della Ristori ebbero molte più rappresentazioni. In Francia, è un grande successo, favorito forse dall'interpretazione dell’attrice. Almeno questo è il giudizio di molti. Fatto sta che la collaborazione con Montanelli finisce qui e il marito Giuliano Caprinica Del Grillo, inviando le critiche inglesi a un suo corrispondente, lo prega di fare una censura preventiva, prima di girarle allo scrittore.

Vuoi dire che lo spettacolo non è andato bene?

“No, tutt’altro. Ad esempio, in Spagna ha un successo travolgente. Il lavoro, sostiene ancora la Viziano, offre all’attrice ‘la possibilità di mostrarsi in un’ampia gamma di sentimenti, candore, gioia, ansia, dolore, odio’. Insomma, una gamma interpretativa straordinaria, che non manca di trovare folle entusiaste e anche critici esaltati”.

Per chi avesse voglia d’approfondire?

“C'è il bel libro ‘La moglie creola di Giuseppe Montanelli’ (ETS, 1999), scritto da Caterina Del Vivo, che sta lavorando alla corrispondenza di Lauretta Cipriani, compresi i numerosi scambi epistolari con la Ristori. Ci sono poi, essenziali, i libri di Teresa Viziano sull'attrice e la mostra, di cui hai già parlato”.

Montanelli rientra in Toscana nel 1859 e s’unisce ai Cacciatori degli Appennini. Il 25 maggio, ad Alessandria, incontra Napoleone III, al quale dice chiaramente d’essere contrario all’Unità concepita come annessione dell’Italia alla monarchia piemontese. Di qui la sua adesione al partito autonomista toscano, che vuole una repubblica indipendente e federalista. Idee che porta avanti con due giornali. Prima, ‘L’Italia’. In seguito, ‘Toscana’.  Con Antonio Parra, figlio di Lauretta, uscirà dall’aula del parlamento toscano al momento di votare l’annessione al Piemonte.

 

Riccardo Cardellicchio

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