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Pozzale: a Celati per la carriera, a due giovani per la ricerca nelle diversità

 

venerdì 15 luglio 2016:

Brenda Barnini: «Grazie a ‘Hope’ pensiamo a una casa per questa importante istituzione» 

Al Chiostro degli Agostiniani cerimonia di consegna del prestigioso riconoscimento alle opere di Gianni Celati, Alessandro Leogrande e Simona Vinci

 

EMPOLI – Un tuffo nella storia della città, un salto all’indietro nelle radici, nei valori e nella storia di una comunità. Dalla frazione di Pozzale il Premio Letterario nei decenni ha coinvolto tutta Empoli e ormai è l’evento culturale più importante e significativo della Città.

Un premio, il ‘Pozzale – Luigi Russo’ che ‘scava’ fra le opere di scrittori italiani alla ricerca di argomenti forse lontani dai canali più commerciali, temi ‘scomodi’ e certamente più impegnativi. Ma è proprio in questo che il riconoscimento si caratterizza e si fa apprezzare dagli autori che vengono selezionati e dai vincitori.

 

Nel ‘Chiostro’ degli Agostiniani ieri sera, giovedì 14 luglio, una suggestiva coreografia di luci e maxischermi, si è svolta, impreziosita e resa unica dalla regia di Renzo Boldrini di Giallo Mare Minimal Teatro, la 63a edizione della consegna del premio. Un evento per il quale gli empolesi non mancano di riunirsi, partecipare e vivere il momento dell’assegnazione del riconoscimento insieme alla Giuria e al Comitato organizzatore.

L’amministrazione comunale si impegna da sempre e con rinnovato slancio affinché il ‘Pozzale’ sia un momento di identificazione e torni a essere sempre più un evento di condivisione della cultura per tutti i cittadini.

Anche in questa edizione sono stati tre i vincitori: alla carriera per Gianni Celati con ‘Studi d’affezione per amici e altri’ (Macerata, Quodlibet, 2016); poi il premio è andato a due giovani, Alessandro Leogrande con ‘La frontiera’ (Milano, Feltrinelli, 2015); e Simona Vinci con ‘La prima verità’ (Torino, Einaudi, 2016), che hanno scavato in storie e racconti di grande dolore, alla ricerca delle diversità.

 

A consegnare le targhe il sindaco di Empoli Brenda Barnini insieme ai relatori per la giuria Adriano Prosperi, Alessandra Sarchi, Giuseppe Faso e Roberto Barzanti. Alle loro spalle immagini legate alla storia del premio e una illustratrice che lanciava da una ‘lavagna’ disegni e frasi.

 

Il primo cittadino Barnini ha voluto sottolineare come negli anni il premio sia entrato a far parte della vita istituzionale della città: “Nato nel ’48, nel ’63 il ‘Pozzale’ entra a far parte del bilancio comunale. Nel '91 si riscrive lo Statuto fissando una sorta di identità del Premio che si lega alla ricerca e al racconto delle ‘diversità’. Oggi siamo nel 2016 e capiamo quanto lungimirante sia stata quella scelta. Quello che vogliamo sottolineare che il premio Pozzale non è una competizione è un riconoscimento letterario e del valore etico».

 

Ma Brenda Barnini ha guardato anche oltre e ha ricordato il ‘Progetto di Innovazione Urbana’ Hope per cui Empoli riceverà un finanziamento regionale da oltre 6 milioni di euro: «Gli spazi del nostro centro storico che saranno recuperati, dall'ospedale vecchio, all'edificio conosciuto come ex Ser.T torneranno a vivere con nuove funzioni, a me piacerebbe che noi tutti individuassimo un luogo da dedicare, da regalare al Premio, al Comitato Organizzatore. Insomma dare una vera 'Casa' al Premio Pozzale durante tutto l'anno. Un modo anche per riuscire a coinvolgere le scuole in questo Premio, valorizzando il grande lavoro di ricerca che vi sta dietro da parte della Giuria. Non dobbiamo smarrire questa bella tradizione e anzi dobbiamo sempre più portarla all’attenzione delle nuove generazioni».

 

LE OPERE VINCITRICI Edizione 2016

Gianni Celati (premio alla carriera), Studi d’affezione per amici e altri Scrittore, narratore, saggista, autore di film e documentari, di traduzioni letterarie dall’inglese e dal francese, Gianni Celati rivela una vastità di interessi e di capacità di innovazione costantemente sorprendenti. L'autore vive da molti anni in Inghilterra dopo aver lasciato Bologna. La giuria del Premio Pozzale coglie occasione per rendergli omaggio per la sua raccolta di scritti Studi d’affezione per amici e altri pubblicata da Quodlibet, un’opera che è stata definita un excursus dove “il mondo diventa un variopinto tessuto di meraviglie”.

Si tratta di un riconoscimento all’opera e alla carriera, pregevolmente documentata anche dal volume de I Meridiani uscito per Mondadori quest’anno. Alessandro Leogrande, La frontiera È nato a Taranto nel 1977 e vive a Roma.

Alessandro Leogrande è vicedirettore del mensile “Lo straniero”. Collabora con “il Corriere del Mezzogiorno”, “il Riformista”, “Saturno” (inserto culturale de “il Fatto Quotidiano”), Radio Tre. Il suo impegno è rivolto a raccogliere e denunciare le condizioni di sfruttamento, di prostrazione morale, di molti migranti superstiti alle traversate del Mediterraneo dalle coste settentrionali d’Africa. Leogrande ci porta a bordo delle navi dell’operazione Mare Nostrum e pesca le parole dai fondali marini in cui stanno incastrate e nascoste. Quanta sofferenza. Quanto caos.

Quanta indifferenza. Da qualche parte nel futuro, i nostri discendenti si chiederanno come abbiamo potuto lasciare che tutto ciò accadesse. Simona Vinci, La prima verità Sin dagli esordi, avvenuti nel 1997 con il romanzo Dei bambini non si sa niente, pubblicato da Einaudi nella collana Stile libero, Simona Vinci è riuscita a fare presa su un pubblico attento, per i temi e la modalità della sua scrittura. Oltre a collaborare per riviste e quotidiani, ha lavorato per la radio e per la televisione, continuando a dedicarsi ad una narrativa per nulla affatto di evasione, che tende piuttosto a cogliere spunti da fatti realmente accaduti.

Con la Prima verità, Simona Vinci porta alla luce lo scandalo della reclusione nell’isola greca della vergogna, Leros, un'isolamanicomio dove a suo tempo un regime dittatoriale aveva deportato gli oppositori politici di tutta la Grecia, facendoli convivere con i malati di mente. Quelli di loro che non sono nel frattempo morti sono ancora tutti lí, trasformati in relitti umani. L’istituto di igiene mentale di Leros è realmente esistito. Era stato fondato nel ‘59 per accogliere i pazienti psichiatrici ritenuti incurabili.

Con La prima verità che, fin dal titolo, da un verso di Ghiannis Ritsos, allude a una verità di valore assoluto oltre e attraverso le vicende del libro, Simona Vinci torna al romanzo dopo molti anni

Comune di Empoli

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