Silvia Giuntini di 'Facce di Fucecchio' e Caterina Lucchesi vincono il Premio Piero Malvolti 2016

lunedì 7 novembre 2016:

Sarà consegnato sabato 19 novembre alle ore 17 il Premio Piero Malvolti 2016, giunto ormai alla nona edizione. Andrà ex aequo (1500 euro ciascuna) a Silvia Giuntini, creatrice del popolare blog “Facce di Fucecchio” e a Caterina Lucchesi, autrice di una tesi sul restauro del convento francescano della Vergine di Fucecchio.

Questo è quello che scrive Silvia Giuntini sulla pagina di Facce di Fucecchio: 

"“Insomma, voi che cosa avreste fatto? Io quel premio lo volevo.
Ma per andare a prendermelo avrei dovuto dire: ‘Mi chiamo così e così, e sono io Facce di Fucecchio.’
Cari lettori, ho il batticuore mentre vi scrivo queste righe. Facce di Fucecchio ha vinto il premio ‘Piero Malvolti 2016’ e il mio ringraziamento alla Fondazione Montanelli e al Comune di Fucecchio è infinito.
Vi ringrazio tutti quanti per avere segnalato questo progetto!
In questi mesi mi avete scritto in tantissimi eppure i vostri messaggi sono tutti simili. Dicono: ‘Questo blog mi riempie di gioia, c’è dentro tutta la bellezza delle persone’; ‘Qui sto bene, è come stare in un ambiente pieno di positività, viene voglia di darsi da fare’; ‘In questa condivisione di racconti torniamo a essere una comunità.’ Già, e se vi dico che all’inizio non ne ero così sicura adesso ve lo do per certo: le persone sono belle e il nostro paese pure, dipende da che faccia li guardi e io ho scelto la migliore. Mi piace che le cose siano magiche se devo scriverle e mi piace che siano utili se decidete di leggerle. Mi piace quando qualcuno mi dice: ‘Ieri, al bar, abbiamo letto le tue storie’ oppure ‘Ieri una signora mi ha fermata, solo per dirmi che sono brava.’ Sì, sta succedendo e i lettori di questa pagina sono così sparsi in tutto il mondo che altre cose belle succederanno (ma per scaramanzia non vi anticipo niente!). Questo paese adesso mi piace almeno sette volte più di prima: non nego che sia anche perché mi stava stretto che ho deciso di metterlo alla prova. Il risultato? Ho incontrato persone bellissime e lettori partecipi, come se le une e gli altri si cercassero. Avete parole così belle che sono felice di avere creato un posto dove condividerle. 
Le parole. Bertolt Brecht diceva che usarne di gentili è uno dei piaceri della vita. Che differenza incredibile tra sceglierle bene e sceglierle male, tra scriverne per dare attenzione a chi la merita oppure per fare chiasso e alzare muri. Che la scrittura possa molto lo so da tanto tempo, penso che a darle un po’ di fiducia potrebbe addirittura cambiare il mondo. Certo, io scrivo di cose piccole. Però puntando alto. Mi piacciono le cose difficili raccontate in modo semplice, mi piace la vecchia formula secondo cui la letteratura dev’essere vera e utile, e interessante per più gente possibile. Le parole possono molto se scelte attentamente e se sono buone resteranno per sempre.
Chiamo questo blog un’anagrafe di anime e non ho nessuna intenzione di smettere. ‘Sii come l’acqua che scava la roccia’, mi scrivono. Va bene: promesso.
Josè Saramago ci scrisse un romanzo bellissimo. Il titolo è ‘Cecità’ e la trama è questa: un giorno, in un paese senza nome, un uomo senza nome diventa cieco all’improvviso. Si pensa a un’influenza virale invece diventa una peste: una dopo l’altra le persone a lui vicino diventano cieche a propria volta, contagiandone poi altre. In breve tutti gli abitanti del paese diventano ciechi, tranne – non si sa perché - una donna. Succedono il caos, la follia e la guerra, perché senza occhi che vedano il mondo diventa una bestia. La cecità di cui scrive è metaforica, è una cecità dell’anima, ma dice che sta succedendo proprio adesso da qualche parte nel mondo, perché la cecità è vivere in un mondo dove non c’è più speranza. 
Perché vi racconto tutto questo? Perché so che leggerete tra le righe.
Ho iniziato a pensare a Facce di Fucecchio la notte degli attentati del 13 novembre scorso a Parigi. La paura dilagante tra le persone e il linguaggio che i media usavano per alimentarla mi terrorizzava. Se infondere un po’ di fiducia in una metropoli come Parigi è però difficile ho pensato che magari, qui, fosse ancora possibile. Sono passati sette mesi da quando ho raccolto la prima storia, per dare spazio e luce al buono nascosto in città. Sono queste storie che vorrei fossero contagiose. Insieme stiamo costruendo un grande romanzo collettivo, un’antologia di volti ed esperienze in cui possiamo conoscerci e riconoscerci unici, l’uno diverso dall’altro ma allo stesso tempo, incredibilmente, meno soli.
E adesso passiamo alla premiazione e all’invito ufficiale: sabato 19 novembre, ore 17, presso la Fondazione Montanelli! Ci sarete, vero? Il premio è un ex aequo e presto conoscerete anche l’altra vincitrice: una ragazza di Fucecchio che si è laureata con lode in Architettura con una tesi sul restauro del convento francescano della Vergine. Ha studiato come si potrebbe rimetterlo in sesto e in che modo potremmo di nuovo utilizzarlo oggi. E poi, per l’occasione, sarà presentata la nuova ristampa dei ‘Racconti della piazza’, un libro di Piero Malvolti uscito nel 1997 per le Edizioni dell’Erba ma esaurito da tempo. Con parole leggere e piacevoli racconta storie e volti del nostro paese, lungo un arco di tempo che va dagli anni Trenta ai Cinquanta.
Iniziate a organizzarvi perché siete tutti invitati!
Dimenticavo: non voglio certo essere io a creare scompiglio su questa pagina perciò, amici miei, niente nomi e niente tag!”

Attendendo un comunicato anche da Caterina facciamo i complimenti più sinceri a entrambe.