LETTERA AD UN AMICO CHE NON C'E' PIU: FABRIZIO BOSCHI SCRIVE A GIULIO PANZANI

giovedì 6 aprile 2017:

Negli ultimi anni ci eravamo un po' persi di vista ma questo non significava che ci fossimo allontanati. Ogni volta che ci rincontravamo a Fucecchio, infatti, ci piaceva scambiarci qualche frecciatina da collega a collega e spettegolare un po' sulle storielle di paese.
Io però l'ho sempre guardato dal basso all'alto Giulio, perché per me "il Panzani" era il giornalista con la divisa, quel colonnello della scrittura, con il cipiglio da caserma, che mi ha sempre trasmesso un certo timore.
Sarà per quel suo sguardo accigliato, appunto, il corrugamento della fronte o l'espressione austera, la camminata solenne, oppure per quella sua voce baritonale, ma ogni volta che lo incrociavo per strada sentivo sulla schiena un certo brivido per quello che avrebbe potuto dirmi o per il giudizio che avrebbe potuto rivolgermi. Ma più era rigoroso con me e più mi piaceva ascoltarlo, perché in qualche modo da Giulio ho sempre avuto da imparare qualcosa.
La pensavamo nello stesso modo quasi su nulla, per questo eravamo così simili quasi su tutto.
Ciao Giulio, ci si rivede lassù.