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Scarseggiano le uova: scaffali mezzi vuoti in molti supermercati. Ecco perchè

 

martedì 7 novembre 2017:

Scarseggiano le uova: scaffali mezzi vuoti in molti supermercati. Una situazione destinata a perdurare, ecco perché


“Galline in fuga 2” non è il nuovo film a cartoni dei registi Peter Lord e Nick Park, ma quanto sta succedendo in Europa dove centinaia di allevamenti sono vuoti, in attesa delle operazioni necessarie per decontaminare i capannoni dal fipronil. Questa sostanza, pur essendo vietata, era fraudolentemente presente in alcuni pesticidi impiegati per combattere l’acaro rosso, un parassita diffuso negli allevamenti. Purtroppo il lavoro di pulizia richiede 1-2 mesi perché il composto, nonostante un livello tossicità molto basso, ha una persistenza elevata, per cui alla fine del trattamento di decontaminazione c’è anche il rischio di non risolvere il problema. La questione non riguarda solo l’Italia, secondo il sistema di allerta rapido alimentare europeo (Rasff) dal 21 luglio ad oggi gli interventi e le notifiche collegate al fipronil rilevate da Bruxelles sono state 694 e hanno coinvolto 58 nazioni!

Un così elevato numero di galline a riposo forzato (circa 4 milioni solo nel nostro Paese) sta provocando una carenza di uova nei supermercati. Basta fare un giro in alcuni punti vendita per rendersene conto ... Alle 9:30 del mattino ci sono solo due dozzine di uova e un signore alla cassa si lamenta perché la situazione va avanti da alcune settimane. 

In diversi supermercati scarseggiano le uova e i gestori si scusano con i clienti

La carenza di uova non colpisce solo l’area milanese, in redazione arrivano segnalazioni dall’ipermercato Carrefour di Pinerolo in Piemonte e da un punto vendita Coop in Liguria, in cui la direzione ha esposto un cartello scusandosi con la clientela. Abbiamo chiesto i motivi di questa crisi alle catene dei supermercati, che hanno preferito glissare. Solo Coop ha ammesso problemi di approvvigionamento a causa del fipronil e dell’influenza aviaria.

Secondo Assoavi (associazione di categoria che raccoglie il 70% degli operatori) manca il 10% delle uova e la situazione è destinata a perdurare sino all’anno nuovo. Oltre al problema del fipronil che ha colpito centinaia di allevamenti in Europa (in Italia dal 24 agosto ad oggi si registrano 70 interventi) ci sono altre due questioni importanti. La prima è l’influenza aviaria che dopo avere colpito l’Europa e arrivata da qualche settimana anche in Pianura Padana provocando la chiusura di 34 allevamenti avicoli. La stragrande maggioranza delle strutture interessate riguarda aziende di tacchini, mentre i capannoni di galline coinvolti sono pochi . Ciò non toglie che la situazione sia complicata, perché oltre alla mancata produzione, per legge l’area circostante di 10 km dall’allevamento colpito da influenza aviaria, è sottoposta per un mese a forti limitazioni nelle operazioni di spostamento di volatili e uova. In questo modo si complica sia l’approvvigionamento sia il ripristino dei pollai svuotati.

Per ripristinare un allevamento di galline ovaiole servono almeno sei mesi

L’ultimo fattore da considerare è il tempo. Per ricostruire un allevamento di galline ovaiole servono almeno sei mesi, quindi è facile ipotizzare il perdurare della crisi per tutto l’inverno. La carenza di uova ha favorito le importazioni dagli altri Paesi dove la situazione non è certo più tranquilla.

Il terzo elemento di criticità è collegato alla conversione degli allevamenti di galline in gabbia, in capannoni dove gli animali vivono a terra. Questo processo, reso necessario dalle richieste dei consumatori e delle catene di supermercati che hanno deciso di non vendere più uova di galline cresciute in gabbia, comporta una riduzione del numero di animali e quindi una diminuzione delle uova (leggi articolo).

A fronte della crisi di produzione i prezzi stanno salendo vertiginosamente. Secondo la Camera di commercio di Forlì l’incremento nelle ultime quattro settimane è stato del 20% (50% rispetto a un anno fa). Questo però non viene rilevato dal consumatore perché la maggior parte degli allevatori (80% del mercato europeo) stipula un contratto dove il prezzo viene fissato per tutto l’anno. I listini potranno aumentare ancora – dice un addetto ai lavori – ma questo non risolverà certo il problema della carenza di uova, anche perché ci avviamo verso un mese come dicembre dove la richiesta di solito cresce.

lfattoalimentare.it

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