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Il Labarino va a Cappiano ma il Palio in gioco lo vincono i bambini di tutte le contrade

 

lunedì 14 maggio 2018:

Arrivi in piazza La Vergine e trovi una stesa di frugoli tutti agghindati con abiti da sfilata, tamburi e bandiere.
Il contorno lo fa la massa multicolore dei genitori dei bambini coi foulard, i nonni, i fratelli e le sorelle più piccoli nei passeggini o più grandi con gli occhiali da sole piuttosto che il trucco e le unghie dei colori della contrada di appartenenza. 
Il Sole era dato per latitante e invece abbaglia e fa risplendere i colori delle 12 consorelle, portati con ingenuo orgoglio dalle generazioni dei più piccoli che si apprestano a consumare la loro giornata più bella. 
La timidezza dei più sensibili, l’ardore dei più tosti, la tensione, l’ansia, e gli sbadigli di quelli che sabato sera hanno fatto tardi alla cena in contrada: ci vedi tutto questo negli sguardi dei bambini in procinti di partire per la loro sfilata. 
Ovviamente ci vedi questo se ti limiti a guardare la palese apparenza.
Se ti fermi e osservi un po’ meglio vedi mesi e mesi di prove come i Gruppi Musici e Sbandieratori dei “grandi”, vedi le corse fatte per tornare in tempo dagli allenamenti, mangiare una schiacciatina con la mortadella in macchina, mentre mamma aggancia il tamburo, o babbo srotola la bandierina. 
Vedi la passione che ha acceso una fiammellina piccola, perché sta dentro un cuoricino piccolo, ma che emana un bagliore e un calore che fa invidia ad un incendio. 
Ci trovi la guerra con le bacchette, ci vedi lo “stai attento che gli infili la bandiera in un occhio”, ci vedi il “non battere il tamburo in terra che si rovina”, e quegli occhi ti guardano, ti mordono l’anima, perché capiscono il valore delle cose coi colori di contrada e ti fanno capire che da quel momento in poi avranno cura del loro tamburo, della loro bandiera, dei loro compagni, dei loro colori, della loro Festa. 
Passi fra quella selva di drappi colorati, e vedi spuntare il “Labarino”, la principale novità dell’edizione 2018 del Palio in gioco, ovvero il premio finale: un mini-Cencio nato dai bozzetti dei ragazzi delle scuole medie e realizzato dalle mani sapienti di chi crea opere d’arte. Perché è di un’opera d’arte che si parla. A vederlo da vicino pensi che non sfigurerebbe a scendere le scale del Museo martedì prossimo come Cencio vero e proprio. 
Anche questo ti fa capire come la “Domenica prima del Palio” sia diventata non più una manifestazione satellite, ma una vera e propria ouverture della Settimana più importante. 
E’ stata la Festa del paese, la festa dei paesani, la festa di tutti. 
Sarà perché la competizione dei bambini del Palio in gioco rimane ancora, e speriamo per sempre, una competizione giocosa, senza malizia, senza affanni, senza furbizie, ma piena di sana competizione, di voglia di correre più forte, di mirare più preciso, di tirare con più decisione. 
Sarà perché ci sono i bambini, e quindi lungo il percorso della sfilata la mattina, e in piazza V.Veneto il pomeriggio, la Festa era animata dalle famiglie, dalle mamme, dai babbi, dai nonni, dagli amichetti di coloro che erano a sfidarsi, e mancavano, o comunque sia non erano in azione gli esagitati che si palesano quando c’è la competizione peggiore. C’è voglia di normalità e di serenità anche quando si gareggia.
Sarà per l’atmosfera “a faccia pulita” che l’organizzazione ha cercato, e ottenuto, di dare alla manifestazione, senza tante barriere, senza tanti divieti, ma confidando nel buon senso e nella civile convivenza dei contradaioli. 
Sarà per tutta questa serie di motivi, ma la giornata termina con un sentore di vittoria su tutti i fronti. 
Alla fine della Sfilata, piazza Montanelli era un quadro dipinto con 24 colori. Per chi è nato nel Palio vedere lo sventare delle bandiere tutte insieme, sorrette da manine ciucciute e insicure, non può non commuovere.  

Piazza Vittorio Veneto, come teatro della disfida nei giochi antichi, è cornice ideale in un pomeriggio anche bersagliato da una nuvola dispettosa, dove però ha prevalso la sfolgorante bellezza di più di un centinaio di bambini che giocano insieme- 

Pronti via e nel bel mezzo della prima sessione dei tiri ai barattoli, la pioggia ha fatto presagire il peggio. 
I bambini si sono rintanati sotto alle arcate delle carceri e hanno temuto la dichiarazione di sospensione per il maltempo dei giochi e quindi la non assegnazione del Labarino. 

A questo punto il colpo di scena della giornata ce l’hanno riservato ancora una volta i bambini: tutti insieme, senza distinzione di contrada, si sono messi tutti insieme a gridare forte “Sole! Sole! Sole!” e come nelle più belle fiabe, la nuvola malefica si è spostata, lasciando campo libero alla contesa.

L’eccitazione, la passione, il coinvolgimento dei bambini quando hanno i colori della propria contrada addosso è qualcosa di indescrivibile. Vederli esultare per un gioco vinto, piangere per non essere riusciti nella prova, dare il cinque ai compagni che hanno terminato, battere le mani ai vincitori, dà speranza in questi ragazzi e rende consapevoli che la vita di contrada contribuisce in maniera massiccia alla trasmissione di valori tanto semplici quanto ormai rari, che nel caotico tran tran quotidiano tante volte tralasciamo. 

La cronaca parla di una vittoria straripante di Cappiano, sempre in testa nei giochi di qualificazione e con una finale al tiro alla fune al fulmicotone che ha visto soccombere in pochi istanti i pur bravissimi bambini di Porta Bernarda. Onore e felicitazioni ai bambini Verdi e Blu ! Il primo Labarino della storia lo hanno conquistato con pieno merito. 

Permettetemi però di dire che hanno vinto tutti, come sempre succede quando si riempie una piazza di bambini che giocano, si divertono, si emozionano, e fanno emozionare, senza interessi, senza doppi fini, senza meschinità. 

I bambini vivono la contrada come i grandi e assorbono solidarietà, rispetto dell’altro, negazione dei pregiudizi, passione per la contesa, rispetto delle regole, amicizia coi i compagni, senso di appartenenza ad un qualcosa che c’era prima e ci sarà dopo di noi. 
In seguito cresceranno e ci penserà la brutalità della vita a ingrigire la tavolozza dei loro colori, ma sono convinto che quando saranno loro al nostro posto, riusciranno ad insegnare ai loro figli che se si hanno dodici pennelli e 24 colori l’opera d’arte sarà quasi certamente un capolavoro. 

CI vediamo alla prossima edizione del Palio in Gioco
Ora veramente, è Palio !

Tutte le foto della giornata a questo link 

Simone Civitelli

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